La linea rossa della pace

I toni di guerra e di un imminente intervento militare in Siria che hanno echeggiato negli ultimi giorni si stanno affievolendo di fronte alle richieste, da parte dei principali leader coinvolti, di approvazioni parlamentari e ad una crescente esigenza di riflessione su alternative che conducano alla pace attraverso nuove iniziative politiche e diplomatiche.

Germania, è tempo di migrare

Presto i cittadini tedeschi saranno chiamati al voto. Una scadenza diventata un’ossessione per molti europei, che dall’esito di quel voto aspettano di conoscere anche il futuro destino dell’Europa e, in particolare, dei suoi Paesi periferici. Verrà allora il tempo di rimettersi in movimento e, per pastori e greggi, di migrare.

Venti di guerra sulla Siria

Dopo il sospetto utilizzo di armi chimiche da parte del regime di Bachar al Assad, sono state definitivamente superate tutte le linee rosse oltre le quali la comunità internazionale non può più concedersi il lungo e tragico ritornello dell’indignazione. Gli Stati Uniti, appoggiati da una coalizione di altri Paesi, stanno pensando e preparando una risposta militare a questo massacro siriano che dura ormai da più di due anni e mezzo, in cui si contano a migliaia le vittime, a centinaia di migliaia i profughi nei Paesi vicini, Turchia e Giordania.

L’Egitto nella morsa della violenza

La destituzione del Presidente Mohamed Morsi il 3 luglio scorso da parte dell’esercito ha portato a vive manifestazioni di protesta da parte della Fratellanza musulmana e dei suoi sostenitori nonché a una conseguente violenta repressione che ha lasciato sul terreno, in pochi giorni, centinaia di vittime.

Ancora sangue sulle Primavere arabe

In Egitto é stato un fine settimana che si è concluso in un bagno di sangue, che ha fatto più di 70 vittime e un numero elevatissimo di feriti. All'Egitto, in questo grave momento, sta guardando in particolare la Tunisia, scossa anch'essa, il 25 luglio scorso, dal secondo assassinio di un oppositore politico, Mohamed Brahmi.

Dall’Europa qualche buona notizia per le vacanze

Poiché di cattive notizie sono ormai anni che facciamo il pieno e poiché in molti sospettano che altre non meno brutte siano pronte per l’autunno, come qualcuno già predice, viene voglia adesso di fare un giro in Europa per cercarne di migliori. Un’impresa non facile ma che vale la pena tentare, con la speranza di mettere qualcosa di positivo nel borsone delle vacanze. Per chi in vacanza parte, ma anche – e sono molti – per quelli che restano e in questa Europa vivono.

L’Unione Europea e i confini di Israele

Il 30 giugno scorso l’Unione Europea ha adottato e introdotto nelle sue relazioni con Israele elementi che precisano i limiti territoriali ai quali si applica la loro cooperazione. Forse qualcosa si sta muovendo, non foss’altro che per la posizione più precisa dell’ Europa nei confronti dei rapporti Israelo-palestinesi, che delinea, attraverso una politica di cooperazione, i limiti e le linee entro i quali tale cooperazione potrà svolgersi. Un dilemma non da poco per Israele e un elemento di chiarezza per un futuro processo di pace.

Il G20 di Mosca: un rito stanco?

Grande è la tentazione di raffigurarsi i Vertici internazionali come una “compagnia di giro” che periodicamente si dà appuntamento in qualche parte del mondo per recitare una parte della quale tutti o quasi conoscono già il finale.

L’Egitto sul bordo del baratro

Il malcontento e le proteste della popolazione non si sono mai sopiti, segnando ora con la violenza, ora con l’incertezza la storia di questa sofferta Primavera araba egiziana. In queste ultime settimane la situazione è precipitata ed è diventata esplosiva, quasi da guerra civile.

Quale estate per l’Europa e per l’Italia?

Premesso che è sempre rischioso fare previsioni, specie se riguardano il futuro, quest’anno è particolarmente difficile provare a indovinare che cosa capiterà nella mezza estate che ci resta. Così è per chi si azzardasse ad anticipare quanto potrà accadere in Europa e in Italia, tanto sul versante economico e sociale che su quello politico. Molte le ragioni dell’incertezza estiva.

USA-UE: per un’alleanza economico-commerciale

Sarà un caso, ma la rivelazione sullo spionaggio americano è arrivata al momento giusto per rendere più difficili i negoziati, appena annunciati, su un’alleanza commerciale e economica tra Stati Uniti e Unione Europea. Si tratta di due alleati che, dal dopoguerra in poi, hanno collaborato politicamente e militarmente, senza risparmiarsi qualche tensione sui mercati mondiali, come avviene tra amici-concorrenti.

La povertà non è un incidente: è ora di investire nella spesa sociale

Secondo gli ultimi dati Eurostat, relativi al 2011, in Europa ci sono 119 milioni di persone a rischio povertà, cioè che vivono in nuclei familiari il cui reddito disponibile è inferiore al 60% del reddito medio nazionale.

Da Bruxelles un po’ di ossigeno per l’Italia

I vincoli di quel Patto di stabilità – denunciato a suo tempo come Patto di “stupidità” da un Prodi insolitamente audace – sembrano allentarsi almeno un po’ per l’Italia in recessione e con la disoccupazione che continua a crescere.

L’Europa nei Balcani

Il primo luglio 2013 la Croazia è diventata il 28mo Stato membro dell’Unione Europea. Una data importante nel processo di allargamento se si considera che solo vent’anni fa, la Croazia era nel cuore del conflitto balcanico che ha consacrato la fine della Jugoslavia e la nascita, nel dolore e nell’odio, di Stati indipendenti e sovrani. Un conflitto che ha lasciato, su memorie tenaci, profonde ferite non ancora del tutto al riparo da inquietanti tentazioni nazionaliste o da pericolose divisioni etnico-religiose.

Unione Europea: la tartaruga esce dal letargo?

Accade spesso, quando arriva il momento del bilancio di un evento preceduto da molte o troppe attese, di salvarsi con un giudizio del tipo: “È andata meglio di quanto si potesse temere, anche se meno bene di quanto si potesse sperare”. Un giudizio che spesso si addice anche ai Consigli europei dei Capi di Stato e di governo dell’Unione Europea e che funziona anche con il Vertice di fine giugno a Bruxelles.

La Turchia, ponte fra Asia e Europa

Le rivolte non ancora sopite a Piazza Taksim e nel resto della Turchia, hanno riportato l’attenzione anche sui rapporti del Paese con l’Unione Europea. I toni si sono accesi in questi ultimi giorni con dichiarazioni diplomaticamente inopportune da parte della Turchia a fronte di legittime dichiarazioni di inquietudine da parte del Parlamento Europeo e di altri responsabili politici europei sulla violenza delle risposte date alle manifestazioni.

Per l’Unione Europea un calendario in salita

I tempi per la politica sono, o dovrebbero essere, una variabile decisiva. Lo sono certamente per l’economia e, più ancora, per quanti stentano ad arrivare alla fine del mese. Purtroppo non sempre funziona così con le decisioni politiche, in Italia come in Europa.

L’Iran vota per la moderazione

Con le elezioni presidenziali in Iran del 14 giugno scorso si è conclusa, dopo otto anni, la Presidenza di Mahamoud Ahmadinejad e si apre quella di Hassan Rohani, unico candidato che rappresenta una corrente, se non proprio riformista, senz’altro conservatrice moderata. Il prossimo futuro ci dirà se la sua elezione sarà servita solo ad allentare temporaneamente le forti tensioni interne ed esterne al Paese o se, come vorremmo sperare, è l’inizio di un cambiamento e di una nuova stagione di apertura e di futuro dialogo.

Più lavoro con meno Europa?

Chi si aspettava grandi cose dall’incontro a Roma, la settimana scorsa, tra i ministri dell’economia e del lavoro di Italia, Germania, Francia e Spagna sarà rimasto deluso per la scarsità di risultati concreti. Meno delusi – o, meglio, meno sorpresi – quanti conoscono i limiti di questa Unione Europea e la crisi profonda nella quale si dibatte ormai da anni.

I venti della contestazione anche in Turchia

Soffiano ormai da dieci giorni sulla Turchia i venti della contestazione. Nati con l’annuncio dell’ennesimo grande progetto immobiliare ad Istanbul che prevedeva il sacrificio del famoso Parco Gezi e l’abbattimento di 600 alberi secolari, i venti si sono velocemente propagati su quasi tutto il Paese, raccogliendo al loro passaggio le varie anime di un’opposizione al Governo del Primo Ministro Recep Erdogan e al suo partito di ispirazione islamica AKP (Giustizia e Sviluppo).

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