Fondo salva-Stati: il sì di Lisbona

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Il piano prevede un prestito di 78 miliardi (52 dall’UE e 26 dal Fondo Monetario Internazionale) con tassi di interesse che per la quota Fmi saranno del 3,25% nel primo triennio e del 4,35% dal quarto anno in poi e che per la quota UE saranno più elevati ma non sono stati calcolati.
Il prestito, in parte destinato alla ricapitalizzazione delle banche (12 miliardi), verrà   erogato in tranches: la prima sarà   liquidata alla firma dell’accordo e le altre a cadenza trimestrale previa verifica del rispetto degli accordi e degli impegni che il Portogallo ha dovuto sottoscrivere per ottenere gli aiuti: un piano di consolidamento del bilancio per ridurre «a un ritmo realistico» il deficit e il debito pubblico; misure a sostegno della crescita e per creare posti di lavoro specialmente per i giovani; provvedimenti per restaurare la stabilità   del settore finanziario.
Il piano è stato definito «severo ma realistico» dal capodelegazione del Fondo Monetario Internazionale Poul Thomsen secondo il quale per ridurre il deficit nella misura richiesta sarà   necessario un taglio di spesa che va «oltre il 10% del PIL in tre anni».
Servirà   dunque, come hanno sottolineato sia il commissario UE agli Affari economici e monetari Olli Rehn sia il direttore del Fondo Monetario Internazionale Dominique Strauss-Kahn, «un vero e proprio sforzo nazionale».
Secondo i calcoli della Banca Centrale Portoghese le misure che daranno corpo al piano di austerity (si parla per ora di tasse in aumento, tagli alle pensioni e ai sussidi di disoccupazione e privatizzazioni) manterranno l’economia in recessione per due anni con un calo del Prodotto Interno Lordo ad oggi stimato nel 2% annuo.
Intanto la vicenda del «salvataggio» e delle correlate misure di austerity occupa un posto di primo piano nella campagna elettorale in corso (si voterà   il 5 giugno prossimo) con il premier uscente, il socialista Josè Socrates criticato dagli esponenti del suo stesso partito, primo tra tutti l’ex premier Mario Soares, e il leader del centrodestra Pedro Passos Coelho che, da probabile vincitore, cerca un’interlocuzione con la missione congiunta UE-FMI dichiarando la sua intenzione di impegnarsi nell’applicazione degli accordi raggiunti e annunciando un taglio delle spese dello Stato grazie alla riduzione del numero dei deputati da 230 a 181.
Resta agli analisti e agli osservatori il dubbio che l’accordo non sia sufficiente ad evitare al Portogallo una situazione simile a quella della Grecia, Paese in cui, a causa dell’inarrestabile e continuo rialzo dei tassi di interesse, sempre più insistentemente si parla di ristrutturazione del debito (e quindi di priorità   assoluta per il meccanismo europeo di stabilità   come creditore).
Intanto il piano di salvataggio prosegue nel suo percorso che avrà   una tappa importante nel Consiglio ECOFIN del 16-17 maggio prossimi.

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