Decreto sviluppo: altre critiche dall’UE all’Italia

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La questione delle concessioni balneari era già   stata oggetto di due lettere di messa in mora, con conseguente apertura di una procedura di infrazione, inviate da Bruxelles all’Italia nel maggio 2009 e nel gennaio 2010.
Già   ai tempi dell’avvio di queste procedure – per altro non ancora chiuse – il rinnovo automatico e senza asta delle concessioni che avevano durata di sei anni era stato ritenuto incompatibile con le regole della concorrenza e del mercato unico. Oggi una portavoce del commissario europeo per il Mercato interno Michel Barnier esprime la «sorpresa» della Commissione Europea per «quanto letto sugli organi di stampa in merito al decreto delle autorità   italiane» che prorogherebbe la durata delle concessioni a novant’anni.
«Non è quello che ci aspettavamo» dicono ancora da Bruxelles spiegando che dopo le due lettere di messa in mora erano in corso lavori «a stretto contatto con le autorità   italiane» per trovare una soluzione rispettosa delle regole europee e degli interessi in campo.
La Commissione attende ora chiarimenti e ha annunciato una sua reazione ufficiale solo dopo che saranno stati resi noti i dettagli del provvedimento.
Dettagli che il governo italiano si è detto pronto a «spiegare e rivedere» precisando che la misura proposta per le concessioni intende evitare «che vengano a occupare le nostre spiagge imprese straniere laddove abbiamo una tradizione e una presenza storica di operatori italiani» come ha affermato il ministro per l’Ambiente Stefania Prestigiacomo secondo la quale, inoltre, sarebbero infondati i timori delle associazioni ambientaliste preoccupate dai rischi «privatizzazione e cementificazione delle spiagge per il prossimo secolo».

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