Amnesty: la Cina ha tradito lo spirito olimpico

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A pochi giorni dall’inizio delle Olimpiadi di Pechino, Amnesty International denuncia in un Rapporto che la Cina è venuta meno alle promesse di migliorare la situazione dei diritti umani, tradendo in questo modo i valori fondamentali dello spirito olimpico.
Il Rapporto valuta il comportamento delle autorità   cinesi in quattro aree: la persecuzione degli attivisti per i diritti umani, la detenzione senza processo, la censura e la pena di morte. Negli ultimi mesi, denuncia Amnesty, la situazione dei diritti umani è peggiorata nella maggior parte di queste aree: le autorità   cinesi hanno imprigionato, posto agli arresti domiciliari o allontanato a forza chi avrebbe potuto minacciare l’immagine di “stabilità  ” e “armonia” che intendono presentare al mondo. Secondo Amnesty International, gli attivisti e i giornalisti locali che si occupano di diritti umani rischieranno in modo particolare di subire persecuzioni durante lo svolgimento dei Giochi.
«Le autorità   cinesi hanno esteso l’uso di forme punitive di detenzione amministrativa, tra cui la «rieducazione attraverso il lavoro» e la «riabilitazione forzata dalla droga», per ripulire Pechino prima dell’inizio delle Olimpiadi e tenere alla larga gli attivisti per tutta la durata dei Giochi» denuncia Amnesty. Inoltre, le norme provvisorie che avrebbero dovuto garantire libertà   d’informazione per la stampa estera non sono state del tutto applicate, mentre la pena di morte resta prevista per 68 reati, compresi crimini di natura economica o connessi alla droga che non comportano il ricorso alla violenza, e le autorità   cinesi continuano a non pubblicare alcun dato sulla pena capitale.
Se i leader mondiali che assisteranno ai Giochi non prenderanno pubblicamente posizione in favore dei diritti umani in Cina, avverte Amnesty, «manderanno al mondo il messaggio che è accettabile che un governo ospiti i Giochi olimpici in un’atmosfera di repressione e persecuzione».

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