Quando la Cina guarda all’Europa e alle sue divisioni

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Il Presidente cinese XI Jinping, dopo cinque anni, è tornato in Europa, facendo tappa in tre Paesi, la Francia, la Serbia e l’Ungheria. Sono tre Paesi rappresentativi e rivelatori delle relazioni che la Cina intende sviluppare con l’Europa, in un contesto mondiale in piena evoluzione e dal futuro carico di incertezze. E’ infatti evidente quanto il mondo sia cambiato in questi ultimi cinque anni,  da una pandemia che si sospetta partita proprio dalla Cina alle guerre in corso che ridisegnano le cartine geografiche dell’economia, della sicurezza e della pace globale.

Prima tappa a Parigi, dove il Presidente cinese incontrava non solo il presidente francese Macron, ma anche la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Sul tavolo delle discussioni, i rapporti bilaterali Francia – Cina erano inevitabilmente avvolti nelle relazioni fra Cina e Unione Europea, rapporti che negli ultimi anni si sono degradati e sono scivolati sempre più verso la diffidenza e la competizione. Bruxelles accusa infatti Pechino di dumping commerciale, puntando in particolare al sospetto di sussidi pubblici per alcuni settori strategici (auto elettriche e pannelli fotovoltaici in particolare) e alla violazione delle regole della concorrenza. Non solo, ma sulle discussioni aleggiava anche il discreto e ambiguo sostegno di Pechino a Mosca, nella guerra in Ucraina, nonché l’inquietante relazione fra Cina e Taiwan.

Una prima tappa quindi problematica per il leader cinese, che poco ha concesso al Presidente Macron in termini bilaterali e ancor meno alla Presidente von der Leyen sulle relazioni con l’Unione Europea. Viaggio comunque proseguito in tutt’altro modo, nella sua seconda e terza tappa, a Belgrado e a Budapest, viaggio all’insegna della profonda amicizia, della grande opportunità di una cooperazione a lunga scadenza e a livello bilaterale, di rapporti sereni e privi di qualsiasi minaccia. Una manifestazione delle relazioni privilegiate che Pechino intende sviluppare  con alcuni Paesi dell’Unione e della sua periferia, in attesa da anni di entrare, questi ultimi, in quel mercato unico oggi in grande ansia e difficoltà. 

A Belgrado, Xi Jinping è stato accolto con tutti gli onori. La Serbia, nel 2016, ha concluso con Pechino una “partnership strategica”, diventando il primo “partner strategico della Cina nell’Europa centrale e orientale”. Dal canto suo, la Cina ha investito e acquistato in Serbia miniere e fabbriche, ha prestato fondi per la costruzione di ogni genere di infrastrutture, dalle strade ai ponti e alle linee ferroviarie. Un esempio, fra tanti, della logica e della strategia cinese è quello del finanziamento della linea ferroviaria tra Budapest e Belgrado, i due Paesi amici per eccellenza nel problematico universo europeo e i più vicini, guarda caso, alla Russia e al suo Presidente. 

Non meno sfarzosa e accogliente la tappa a Budapest, altro Paese amico e tassello importante della penetrazione della Cina verso l’Europa con il progetto della Nuova Via della Seta. Pechino è stato infatti, nel 2023, il principale investitore in Ungheria con circa 11 miliardi di Euro e non sorprende quindi che la visita di XI a Budapest sia stata soprattutto dedicata al rafforzamento della cooperazione economica.

Se, da una parte il viaggio di Xi Jinping in Europa ha messo in luce la strategia cinese nei confronti dell’Europa, una strategia volta a sfruttare le divisioni e le difficoltà dell’Unione, dall’altra ha messo in luce l’alto costo europeo di tali divisioni in un mondo in continua e profonda trasformazione.

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