Politica europea per lo sviluppo: più risorse ma non ai governi

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Il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione nella quale chiede che in futuro venga data priorità   ai Paesi e alle fasce di popolazione più povere e più vulnerabili, che vengano aumentate le risorse finanziarie reali e che l’aiuto diretto ai governi dei Paesi in via di sviluppo non rappresenti la modalità   principale di intervento.
Secondo gli eurodeputati, se si vuole raggiungere l’obiettivo dell’«eradicazione della povertà  » è necessario che il 20% delle risorse destinate a questo capitolo di spesa venga destinato ai servizi sociali e sanitari di base perchà©, si legge nella Risoluzione «essi rappresentano le fondamenta della crescita inclusiva».
Il Parlamento chiede inoltre che l’UE non limiti i suoi interventi ai «Paesi facili», quelli cioè che presentano meno rischi ed elimini progressivamente l’aiuto ai Paesi emergenti.
Alla Commissione e agli Stati membri il Parlamento chiede di trovare nuove fonti di finanziamento (ad esempio una tassa mondiale sulle transazioni finanziarie) ma senza che venga modificata la definizione di aiuto pubblico allo sviluppo riconosciuta dall’OCSE, operazione che, segnala con preoccupazione il Parlamento, Alcuni Stati stanno già   compiendo facendo rientrare in questa categoria attività   che le sono estranee.
Infine il Parlamento chiede di vincolare gli aiuti diretti ai governi dei Paesi in via di sviluppo all’esistenza di un sistema fiscale completo e sostenibile pur senza farne, in ogni caso, la modalità   principale di intervento.

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