Dal Parlamento Europeo ancora un “no” alla revisione delle regole Schengen

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Con il voto della plenaria di luglio il Parlamento Europeo conferma le posizioni espresse all’indomani della presentazione da parte della Commissione Europea di alcune proposte in materia di gestione delle migrazioni, tra cui anche l’ipotesi di reintrodurre, sia pure in casi eccezionali e transitoriamente, i controlli alle frontiere interne dell’UE.
Proprio su questo punto si concentrano le critiche dell’Aula di Strasburgo che non si oppone al principio del rafforzamento della governance di Schengen, sostenendo perಠche essa deve «garantire che ogni Stato membro sia in grado di controllare la propria parte di frontiera esterna dell’UE, rafforzare la reciproca fiducia tra Stati membri e rendere più solida la fiducia nel sistema Schengen».
La clausola di salvaguardia comporterebbe l’indebolimento di Schengen e per questo gli eurodeputati si sono opposti a qualsiasi nuovo meccanismo che persegua «obiettivi diversi dalla promozione della libera circolazione» dal momento che tutte le ragioni addotte per la reintroduzione dei controlli alle frontiere non «giocano a favore del rafforzamento del sistema Schengen».
La Risoluzione adottata dal Parlamento ricorda che il sistema Schengen prevede già   la possibilità   di reintrodurre i controlli in caso di gravi minacce per la sicurezza e l’ordine pubblico e chiede quindi alla Commissione di concentrare le sue future proposte sulla «stretta applicazione» delle deroghe da parte degli Stati membri.
A questi ultimi il Parlamento rimprovera di essere talvolta in malafede: «i problemi che si incontrano nell’applicazione delle norme Schengen dipendono dalla «reticenza all’implementazione delle politiche europee in altri settori, come ad esempio in materia di asilo».
I capisaldi del rafforzamento del sistema Schengen sono, secondo il Parlamento Europeo, il potenziamento dei controlli alle frontiere esterne e, al tempo stesso il miglioramento nella valutazione del sistema stesso.

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