Se sia possibile raccontare di leggi complicate, e talvolta contraddittorie, riuscendo a farsi capire e ragionare di accoglienza e solidarietà senza naufragare nel buonismo ingenuo e controproducente: due domande un po’ provocatorie che spesso rimangono senza risposta positiva.
Non è il caso dell’agile saggio di Paolo Borgna “Clandestinità (e altri errori di destra e sinistra)” (Laterza, Bari, 2011), nel quale viene affrontato con coraggio e lucidità il tema dell’immigrazione nel nostro Paese dove tutto sembra congiurare per far confondere irregolarità con clandestinità e repressione.
Paolo Borgna è un magistrato attivo da anni a Torino, dove è attualmente procuratore aggiunto con il compito di coordinare il gruppo di lavoro Sicurezza urbana. Alle spalle ha una già lunga esperienza di Pubblico Ministero (è autore di un brillante saggio dal titolo «Difesa degli avvocati scritta da un pubblico accusatore» e di una magistrale biografia di Alessandro Galante Garrone: «Un Paese migliore», entrambi editi da Laterza) e ha lavorato a Bruxelles sul tema della criminalità transfrontaliera, un percorso professionale che lo rende particolarmente autorevole sul tema dell’immigrazione, in particolare di quella regolare avviata da normative confuse a diventare illegale inducendo molti ad equiparare quest’ultima alla criminalità .
In meno di un centinaio di pagine, l’autore chiarisce la sua preoccupazione nel trattare dell’argomento («la dannazione perpetua della cultura di sinistra: non riuscire a coniugare idee giuste con il principio di realtà »), racconta tre storie esemplari – nel senso di esempi che illustrano situazioni e problematiche diverse – vissute nella sua attività di magistrato e non si sottrae alla formulazione di piste di soluzione perchà© la lotta della cultura di sinistra al razzismo non ne diventi invece un pericoloso terreno di coltura offerto alla destra su un piatto d’argento per i suoi successi elettorali.
In una fase politica che sembra tornata finalmente nel nostro Paese a ridare fiato a valori di solidarietà e a intrecciarsi con comportamenti generosi delle comunità cristiane – a più riprese citati nel libro – Borgna ci mette in guardia dal ripetere errori passati quando si rimossero i temi della sicurezza e della legalità in nome dell’accoglienza, non distinguendo tra chi da noi veniva per lavorare e chi per delinquere. «La sottovalutazione di fenomeni di questo tipo – ci ricorda l’autore – ha un significato profondo: è figlia di una grave carenza culturale, di una mancata riflessione su cosa dovesse significare, nell’era della globalizzazione, realizzare concretamente gli ideali di solidarietà e fratellanza coniugandoli con il principio di responsabilità personale».
Una sottovalutazione questa che ha eroso il consenso a sinistra e che, più ancora, ha danneggiato i migranti onesti che hanno diritto al rispetto e a una convivenza serena con noi che di loro abbiamo e avremo sempre più bisogno. Adesso che il vento sembra girare, non dimentichiamo che «la cultura e la politica della destra hanno avuto la capacità di captare e ascoltare le paure e il malcontento di soggetti deboli, vittime spesso misconosciute della criminalità straniera. Ma a queste paure, evocate e sventolate come un vessillo, sono state offerte ricette illusorie: non solo non hanno risolto il problema ma hanno negato diritti a chi invece li avrebbe meritati».
E poichà© il problema resta a tutt’oggi irrisolto, e vincere le elezioni non basta perchà© poi bisogna governare e bene, il promemoria consegnatoci da un buon magistrato, non per questo «buonista», sarà per tutti un utile vademecum per i difficili mesi e anni che verranno.