Frenare gli abusi nella grande distribuzione

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La grande distribuzione in Europa sta abusando di posizione dominante secondo il Parlamento europeo che, per contrastare questo fenomeno, chiede norme armonizzate e azioni adeguate in modo da poter tutelare i consumatori, i lavoratori e i produttori.
L’Europarlamento ritiene che le grandi catene europee di supermercati stiano «abusando del loro potere per mantenere a livelli insostenibilmente bassi i prezzi corrisposti ai fornitori, imponendo loro condizioni inique».
Secondo i dati presentati nelle relazione votata dal Parlamento, i cinque principali operatori della grande distribuzione nell’UE detengono ormai il 70% circa dell’intero mercato: il 90% in Francia, il 76% in Germania, il 70% nel Regno Unito, il 57% in Spagna e il 55% in Italia. Il settore della distribuzione alimentare all’interno dell’UE, osserva l’Europarlamento, «è sempre più dominato da un numero limitato di catene di supermercati» che «stanno rapidamente divenendo “guardiani” del mercato», controllando «l’unico vero accesso degli agricoltori e di altri fornitori ai consumatori dell’UE». Osservando poi che i grandi supermercati gestiscono attività   sempre più transnazionali, sebbene alcuni Stati membri abbiano presentato una normativa nazionale volta a limitare tale abuso, il Parlamento auspica «l’armonizzazione della legislazione dell’UE».
Il colosso statunitense Wal Mart è il leader internazionale nel settore alimentare, con una cifra d’affari che nel 2005 ha superato i 250 miliardi di euro. Seguono il gruppo francese Carrefour (75 miliardi di euro) e il gruppo tedesco Metro (circa 56 miliardi di euro), mentre in Italia il primo gruppo è rappresentato dalla Coop Italia che si posiziona al 49° posto internazionale con un giro d’affari di circa 11,5 miliardi di euro. A livello italiano la Coop Italia precede Conad (circa 8 miliardi di euro), Carrefour Italia, Interdis e Selex (tutti circa 7 miliardi), Auchan/SMA (5,7 miliardi), Esselunga (5,4), Sisa e Despar (4 miliardi) e C3 (3,5 miliardi). Sempre in Italia, nel settore alimentare la quota di mercato della grande distribuzione è passata in dieci anni dal 50% al 69% mentre quella dei negozi tradizionali è scesa dal 41% al 21%, tendenza simile registrata anche per i beni non alimentari per i quali la quota di mercato della grande distribuzione è passata dal 20% al 35% e quella dei negozi tradizionali è scesa dal 67% al 50%.
Nella generale tendenza all’aumento della grande distribuzione e alla diminuzione della vendita nei piccoli negozi, si rileva anche una lieve crescita di altri tipi di vendita quali il «porta a porta» e l’ambulante.

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