Nessun pretesto per rivedere Schengen

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àˆ prevista per martedì 10 maggio la discussione in plenaria delle proposte presentate il 4 maggio scorso dall’esecutivo europeo ma già   arrivano le prime dichiarazioni degli eurodeputati, in particolare sulla richiesta di ripristino dei controlli alle frontiere avanzata da Italia e Francia.
Il presidente della commissione Libertà   civili, giustizia e affari interni del Parlamento Europeo Fernando Là ³pez Aguilar esprime «molta preoccupazione» per i passi intrapresi da Italia e Francia che intendono trasformare la «sfida posta da alcune migliaia di migranti provenienti dall’ Africa in un pretesto per mettere in discussione l’intero acquis di Schengen».
Secondo Aguilar Schengen non va rivisto ma implementato al meglio anche con l’entrata in vigore della seconda generazione del sistema di informazione (SIS II).
Dello stesso avviso anche Gianni Pittella, membro della stessa commissione parlamentare, oltre che vicepresidente vicario per Parlamento Europeo che definisce «lodevoli e condivisibili» le indicazioni contenute nel pacchetto presentato dalla Commissione Europea, almeno per quanto riguarda «l’approccio globale al fenomeno» apprezzato anche perchà© «va ben al di là   della semplice richiesta di Italia e Francia di inasprire i controlli alle frontiere interne per frenare o impedire l’afflusso di profughi e immigrati dal nord Africa».
Rivedere l’Acquis di Schengen, prosegue Pittella, significherebbe mettere in discussione «una delle principali conquiste civili dell’Unione limitando la mobilità   di tutti i cittadini».
Le osservazioni dell’eurodeputato italiano si concentrano sui temi del sistema comune di asilo e della politica estera dell’Unione che, secondo Pittella, il documento non approfondisce adeguatamente. Se in materia di asilo viene definito un orizzonte temporale (il 2012) ma non viene menzionata «garanzia di elevati standard comuni», la politica estera dell’Unione, è ritenuta da Pittella «la grande assente» da questo pacchetto di proposte.
Quanto sta accadendo in Nord Africa, conclude Pittella, non è dissimile, per portata e conseguenze, da quanto avvenne nell’Est Europa dopo la caduta del Muro di Berlino. Se allora la Comunità   Europea seppe «aprirsi prontamente verso Est» ora, per la pace e per lo sviluppo deve saper volgere il suo «sguardo strategico verso Sud e verso oriente». Gli avvenimenti che si susseguono in quelle aree offrono infatti all’Unione Europea l’occasione per «trasformare il ‘cortile di casa’ in una straordinaria area di cooperazione civile, economica, sociale che ci permetta di archiviare definitivamente gli spettri del ‘900, dal terrorismo, alla crisi energetica, alle potenziali grandi migrazioni spinte dalla fame e dalla guerra».

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