Consiglio d’Europa: il Caucaso al centro del dibattito

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Le conseguenze della guerra tra Georgia e Russia sono al centro del dibattito della sessione autunnale dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, in corso a Strasburgo dal 29 settembre al 3 ottobre.
In apertura della sessione, il presidente dell’Assemblea, Lluis Maria de Puig, ha dichiarato che «il Consiglio d’Europa non deve risparmiare alcuna critica e denunciare con assoluta fermezza tutto ciಠche ritiene essere una violazione dei nostri principi e valori».
Il presidente del Congresso dei poteri locali e regionali dell’organismo europeo, Yavuz Mildon, ha invece osservato come «nel caso dell’Ossezia e dell’Abkhazia del Sud, le alternative di risoluzione pacifica del conflitto non siano state pienamente analizzate», mentre i modelli flessibili di autonomia regionale offrono «una sana alternativa ai conflitti». Facendo riferimento alla nuova Carta europea della democrazia regionale che, a suo giudizio, potrebbe essere uno strumento utile nella risoluzione delle dispute territoriali, Mildon ha inoltre sottolineato l’importanza di una stretta cooperazione fra il Congresso e l’Assemblea parlamentare per il bene della democrazia e del popolo europeo.
Nei giorni precedenti il dibattito, una delegazione del Consiglio d’Europa ha svolto una missione di quattro giorni in Georgia, compresa l’Ossezia del Sud, per verificare la situazione attuale. Il commissario per i diritti umani dell’organismo europeo, Thomas Hammarberg, ha manifestato la propria soddisfazione circa gli importanti sviluppi compiuti a proposito del rilascio e dello scambio di persone che sono state private della loro libertà   da entrambe le parti. «Ulteriori progressi hanno riguardato l’identificazione delle salme scambiate e recentemente ritrovate riducendo, in tal modo, il numero di casi di persone scomparse, non identificate» ha aggiunto il commissario, offrendo pieno sostegno alle due parti affinchà© raggiungano importanti accordi il cui esito sarà   reso noto nelle prossime settimane. Secondo Hammarberg, «tali progressi sono la prova che le questioni umanitarie possono essere risolte anche in situazioni politiche complesse».

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