Approvata direttiva sui reati ambientali

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Il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva una direttiva riguardante i reati ambientali gravi da considerare «penalmente rilevanti» in tutta l’UE, sia che siano commessi intenzionalmente sia per grave negligenza, inclusi l’istigazione e il favoreggiamento.
La direttiva «obbliga gli Stati membri a prevedere nella loro legislazione nazionale sanzioni penali per gravi violazioni del diritto comunitario in materia di protezione dell’ambiente». Spetterà   dunque agli Stati membri dell’UE fissare le sanzioni per i reati che rientrano nella direttiva e che riguardano le attività   pericolose, le specie protette e i rifiuti. Su questi ultimi, in particolare, potranno essere perseguiti penalmente i reati relativi a raccolta, trasporto, recupero ed eliminazione di rifiuti, compresi la sorveglianza di queste operazioni e la vigilanza dei siti di smaltimento e le azioni effettuate nella gestione dei rifiuti, che «provochino o possano provocare il decesso o lesioni gravi alle persone o danni rilevanti alla qualità   dell’aria, del suolo o delle acque oppure alla fauna o alla flora».
Secondo la nuova normativa, gli Stati membri dovranno anche provvedere affinchà© le persone giuridiche possano essere dichiarate responsabili dei reati previsti «quando siano stati commessi a loro vantaggio» da qualsiasi persona che agisca individualmente o in quanto parte di un organo societario, che detenga «una posizione dominante in virtù del potere di rappresentanza, di prendere decisioni o dell’esercizio del controllo in seno alla persona giuridica».
La direttiva chiede la garanzia che le persone fisiche «possano essere dichiarate responsabili quando la carenza di sorveglianza o di controllo abbia reso possibile commettere uno dei reati oggetto del regolamento a vantaggio della persona giuridica da parte di una persona soggetta alla sua autorità  ».
Secondo Legambiente, «dietro ogni fenomeno di aggressione criminale all’ambiente, si nasconde un interesse illecito», dunque la nuova direttiva dovrà   essere recepita per «completare il processo di riforma della normativa ambientale italiana, iniziato con l’approvazione nel 2001 del delitto di organizzazione di traffico illecito di rifiuti e mai concluso, procedendo una volta per tutte all’inserimento dei delitti ambientali nel codice penale».

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