Una rete europea contro la radicalizzazione

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Si chiama RAN (Radicalisation Awareness Network) la rete inaugurata dalla Commissione Europea che coinvolgerà   operatori sociali, leader religiosi, leader giovanili, forze di polizia, ricercatori, responsabili politici, realtà   della società   civile (tra cui anche associazioni di vittime) ed esponenti della magistratura e avrà   come obiettivi lo studio dei diversi modelli di radicalizzazione, l’individuazione delle buone pratiche e lo scambio di informazioni. Particolare attenzione sarà   dedicata ai nuovi linguaggi e ai nuovi media come canale di veicolazione dell’informazione e della propaganda di organizzazioni estremiste e di potenziali terroristi.
Nel confermare l’impegno dell’UE in questo campo, già   evidenziato dall’adozione della «Strategia per la sicurezza interna dell’UE in azione» (novembre 2010) la commissaria responsabile per gli Affari interni Cecilia Malmstrà ¶m ha sottolineato l’importante ruolo della rete nelle attività   di sensibilizzazione e di contrasto all’ideologia e alla propaganda da cui possono nascere fenomeni di matrice terroristica che «come abbiamo imparato non possono essere collegati a una sola fede, a una sola idea politica, o a una regione particolare ma possono trovare punti di riferimento anche nelle politiche di movimenti populisti presenti nell’Unione Europea».
La rete avrà   a disposizione un budget di 20 milioni di euro in quattro anni erogato sotto forma di aiuti diretti agli Stati membri o di finanziamento di specifici progetti.

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