Trattato: prime riflessioni dopo il «no» irlandese

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La bocciatura irlandese al Trattato di Lisbona non ferma il processo di riforma dell’Unione europea, ma non si prevedono soluzioni nà© rapide nà© facili secondo i ministri degli Esteri dei 27 Stati membri dell’UE riuniti in Lussemburgo.
Secondo Dimitrij Rupe, ministro degli Esteri della Slovenia che fino alla fine di giugno detiene la presidenza di turno dell’UE, «sarebbe rischioso, azzardato, dire che riporteremo il Trattato in vita mentre stiamo affrontando il fatto che è stato bloccato». Rupel ha ammesso di non avere al momento «soluzioni possibili» e di contare sul contributo del ministro degli Esteri irlandese, Michael Martin, il quale ha perಠespresso pessimismo: «Non c’è una soluzione rapida ed è troppo presto per prevedere la possibilità   di un secondo referendum in Irlanda». Martin ha poi aggiunto che l’attuale situazione è «difficile e molto impegnativa» e che prima di decidere il da farsi è necessario «analizzare in modo molto approfondito la situazione, capire le motivazioni di un voto il cui risultato è stato sicuramente molto deludente per noi». Il ministro degli Esteri irlandese ha dichiarato di non voler interferire nelle decisioni degli altri Stati membri dell’UE (18 dei quali hanno già   ratificato il Trattato di Lisbona) e di sentire «un profondo rispetto» per l’orientamento già   preso dalle altre opinioni pubbliche: «àˆ per questo che bisogna aver rispetto anche della decisione espressa dal popolo irlandese. L’Irlanda resta un Paese europeista, ma non si puಠignorare ciಠche è successo».
Secondo l’Alto rappresentante della politica estera e di sicurezza dell’UE, Javier Solana, «la vita deve andare avanti, così come il progetto europeo», parere analogo a quello dei ministri degli Esteri italiano, Franco Frattini, e finlandese, Alexander Stubb, che ha insistito sul fatto che nonostante il «no» dell’Irlanda «lo spirito europeo è molto forte». Il ministro degli Esteri lussemburghese, Jean Asselborne, ha invece indicato una possibile via d’uscita: una dichiarazione da accludere al Trattato che possa rassicurare gli irlandesi su aborto, fiscalità   e sovranità   nazionale.

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