Si raffreddano i rapporti tra UE e Serbia

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«Condanno con fermezza gli attacchi contro ambasciate straniere e beni economici a Belgrado, che hanno provocato importanti danni materiali e messo in pericolo vite umane», questo il commento del commissario europeo all’Allargamento Olli Rehn.
Rispettando il «diritto democratico del popolo serbo a dar voce alla propria opinione sugli sviluppi in Kosovo», Rehn considera inaccettabile il ricorso alla violenza e fa appello alle autorità   serbe perchà© garantiscano «la calma in Serbia e nell’intera regione». Condanna unanime agli «attacchi criminali» delle sedi diplomatiche è giunto anche dal Consiglio di sicurezza dell’ONU.
L’UE, poi, ha anche comunicato un raffreddamento delle relazioni con le autorità   serbe. L’Alto rappresentante delle politica estera dell’UE, Javier Solana, ha infatti annunciato che le trattative tra UE e Serbia per un eventuale accordo di associazione in prospettiva di un futuro ingresso serbo nell’UE sono per ora «congelate».
Per quanto concerne ancora le violenze registrate a Belgrado contro le sedi diplomatiche di Stati Uniti, Croazia, Turchia e Belgio (e danni minori a quelle bosniaca, tedesca, britannica e canadese), tutti Paesi considerati «nemici» per aver sostenuto e riconosciuto l’indipendenza unilaterale proclamata dal Kosovo, va comunque sottolineato che sono state messe in atto da poche centinaia di giovani estremisti (molti ultrà   calcistici) al termine di una manifestazione pacifica di alcune centinaia di migliaia di persone. E infatti sono state condannate dalle stesse autorità   serbe: il ministro degli Esteri, Vuk Jeremic, ha manifestato le sue scuse definendo «inaccettabili» le violenze degli «estremisti», mentre il premier Vojislav Kostunica condannando le violenze ha osservato che «danneggiano la nostra lotta per l’interesse nazionale» e rallegrano «tutti coloro che sono a favore del falso stato del Kosovo». Per questo motivo, ha aggiunto il premier serbo, «nell’interesse della Serbia non si deve ripetere mai più nemmeno il minimo incidente». Resta perಠqualche dubbio, anche in ambito politico serbo, sulle modalità   di gestione dell’ordine pubblico al termine della grande manifestazione di Belgrado contro la secessione kosovara.

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