QUANTO E’ LONTANO L’ORIZZONTE EUROPA PER L’ITALIA

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Allargamento 2004: dai timori al successo Non è di grande consolazione constatare che le fosche previsioni sullo stato dei conti pubblici italiani formulate su queste pagine prima del voto non solo erano fondate, ma addirittura superate in negativo dalla verifica appena terminata. E ancor meno consola dover confermare la prospettiva di «lacrime e sangue» qui già   evocata nel corso della campagna elettorale quando l’allora maggioranza stendeva sull’argomento un pietoso velo e l’allora opposizione sfiorava maldestramente il tema per non spaventare – senza peraltro riuscirci – i suoi potenziali elettori. Adesso la situazione è chiara: gli impegni presi con l’Europa dal precedente governo di riassorbire il deficit a partire da quest’anno per riportarlo entro il 2007 sotto la soglia convenuta del 3% sul PIL sono lungi dall’essere stati mantenuti. Anzi, i conti sono sempre più in rosso e il deficit galoppa verso quota 5% se non interverranno rapidamente forti manovre correttive.
Nà© va meglio l’evoluzione del debito consolidato che invece di scendere verso la mitica soglia del 60% – chissà   se vivremo abbastanza per vedere raggiunto questo traguardo? – galoppa verso il 108% e addirittura verso la vetta del 110% se Bruxelles dovesse sanzionare, come sembra, alcune ardite manovre contabili del «creativo» ex-ministro Tremonti.
Ora l’andamento del debito italiano – comparabile solo a quello della Grecia – è un fattore di fragilità   che inquieta l’Europa che ne è vittima non meno dell’Italia da quando condividiamo un’unica moneta e che rischia paradossalmente di peggiorare con la crescita in atto. Infatti l’inflazione che questa si porta dietro spinge la Banca Centrale ad aumentare i tassi bancari: per non citare che il solo costo dei mutui per la casa ciಠsignifica un aggravio annuo per ogni quarto di punto supplementare ( sono già   stati tre dal giugno 2003 e non è finita) di oltre 200à¢à¢â‚¬Å¡à‚¬ in media per famiglia, a seconda del valore e della durata dei mutui. Ma molto peggio accade per la «famiglia Italia» che ad ogni quarto di punto supplementare sugli interessi del debito complessivo dello Stato vede aumentare il suo già   monumentale debito di oltre 3,5 miliardi l’anno.
Riassunti in breve, sono questi i conti che il nuovo Governo è chiamato a sanare, con l’Europa non disposta a fare sconti e con l’Italia che non puಠchiederne più di tanto, non solo perchà© è correttezza istituzionale mantenere gli impegni presi dal nostro Paese sia pure per voce di un altro governo, ma anche perchà© siamo sorvegliati a vista dai mercati internazionali in un momento di particolare turbolenza nel quale non sarebbe prudente perdere ulteriore credibilità  .E così si spiega l’annuncio garbato ma fermo del Ministro dell’economia Padoa-Schioppa di varare in tempi brevi – la verifica formale dell’UE è già   fissata per l’11 luglio prossimo – una manovra finanziaria, presumibilmente di circa 10 miliardi di à¢à¢â‚¬Å¡à‚¬ per riassorbire una parte del deficit e presentarsi, con le carte se non proprio in regola almeno non truccate, all’appuntamento con l’UE l’11 luglio prossimo per la verifica formale sulla politica di risanamento italiana.
Certo 10 miliardi sono tanti per le casse stremate dell’Italia e tuttavia pochi sono purtroppo quelli che potranno essere destinati ad interventi in favore dello sviluppo, visto che circa due terzi dovranno andare al risanamento dei conti. Non stupisce che una simile manovra non piaccia ai sindacati che chiedono occupazione e aumenti salariali e non basti alle imprese e ai redditi alti che pure erano stati largamente sostenuti nella precedente legislatura. Se poi a tutto questo si aggiunge l’insopportabile litigiosità   interna della coalizione di governo, conseguenza cumulata di una perversa legge elettorale e di una radicata cultura di potere creatrice di poltrone, allora viene da chiedersi come sarà   possibile riportare l’Italia almeno in linea di galleggiamento per poi affrontare insieme con i nostri partners europei il mare aperto e tempestoso della competizione globale.
Se i primi passi che l’Italia ha mosso verso l’Europa – ancora negli incontri dei giorni scorsi tra Prodi e gli altri leaders europei – andavano nella direzione giusta, è importante che i prossimi non assomiglino troppo a quelli del gambero con il rischio che l’Europa resti un nobile orizzonte che guardiamo con speranza senza perಠriuscire a togliere i piedi dalla palude in cui siamo finiti.

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