L’Irlanda dice «no» al Trattato di riforma

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Con il 53,4% dei voti contrari, il 46,6% dei favorevoli e un’affluenza alle urne del 51,26%, la popolazione dell’Irlanda ha detto «no» al Trattato di Lisbona come fece già   nel 2001 con il Trattato di Nizza.
Ha dunque avuto un esito negativo l’unico referendum di ratifica del Trattato di riforma dell’UE. Tutti gli altri Stati membri hanno infatti scelto la ratifica per via parlamentare, processo portato a termine con successo già   da 18 Stati membri ma che attende ancora l’approvazione dei Parlamenti di Belgio, Cipro, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito, Repubblica Ceca, Spagna e Svezia.
Secondo il premier irlandese, Brian Cowen, ora «non c’è una soluzione rapida» ed esiste il rischio di un «potenziale disastro» per l’UE, mentre il presidente della Commissione europea, Josà© Manuel Barroso, ritiene il Trattato di Lisbona «ancora vivo». Anche i rappresentanti di vari Stati membri hanno espresso la necessità   di andare avanti nel processo europeo. In un comunicato congiunto diramato dopo aver appreso l’esito del voto irlandese, Germania e Francia dichiarano di attendere spiegazioni dal primo ministro irlandese nel corso del prossimo Consiglio europeo del 19-20 giugno, dopodichè saranno tratte le conclusioni necessarie ma è auspicabile che «tutti gli Stati membri portino avanti il processo di ratifica». Posizione simile è stata espressa dal Regno Unito, dalla Spagna e dalla presidenza slovena dell’UE, mentre il presidente ceco Vaclav Klaus ha parlato invece di Trattato «finito» perchà© «non è più possibile proseguire la sua ratifica» dopo il «no» irlandese. In Italia la ratifica parlamentare dovrebbe giungere prima dell’estate, ma l’esito del referendum irlandese ha riacceso le posizioni della Lega che ha espresso «grande gioia» per il «no» del popolo d’Irlanda «ai tecnocrati e ai banchieri di Bruxelles».
Dal Parlamento europeo giunge una maggioranza di pareri favorevoli a continuare il processo di ratifica, per fare il punto e prendere una decisione solo al termine che potrebbe coincidere con la conclusione della prossima presidenza di turno francese dell’UE. Il «no» al Trattato non è letto come un «no» all’Europa dall’Europarlamento, dove si constata come l’UE non possa permettersi ora una crisi istituzionale e altri «periodi di riflessione». Secondo il presidente del Partito socialista europeo, Poul Nyrup Rasmussen, «se vogliamo che i cittadini sostengano l’Europa è necessario creare un’Europa per i cittadini. Dobbiamo venire incontro alle difficoltà   della gente e delle famiglie comuni, dobbiamo creare più e migliori posti di lavoro, dobbiamo gestire il cambiamento climatico e assicurare la sicurezza degli approvvigionamenti energetici, dobbiamo governare la globalizzazione e dobbiamo gestire meglio l’immigrazione».

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