Italia: appelli per la tutela del diritto d’asilo

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Le nuove misure in materia di sicurezza introdotte dal governo italiano creano preoccupazioni per la salvaguardia dei diritti dei migranti, soprattutto del diritto d’asilo, per questo si susseguono gli appelli da parte di organizzazioni nazionali e internazionali.
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR-UNHCR) ha espresso «seria preoccupazione» per alcune misure particolarmente restrittive, quali ad esempio l’abolizione dell’effetto sospensivo del ricorso avanzato dal richiedente asilo che, in prima istanza, abbia ricevuto una decisione negativa alla sua domanda di protezione. Un richiedente asilo la cui domanda non è stata accolta potrebbe infatti essere espulso prima di avere la possibilità   di presentare un ricorso o comunque prima che il tribunale competente si sia pronunciato, togliendo così ogni efficacia al ricorso stesso. Secondo l’UNHCR, tale modifica alla legislazione italiana in materia d’asilo si porrebbe in netto contrasto con uno dei principi fondamentali del diritto, nonchà© con quanto stabilito dall’articolo 13 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà   fondamentali. La direttiva comunitaria sulla procedura di asilo inoltre, osserva l’UNHCR, definisce la possibilità   di un «rimedio effettivo dinanzi a un giudice» come «principio fondamentale del diritto comunitario».
Alle preoccupazioni dell’UNHCR si aggiungono quelle delle associazioni ed enti di tutela del diritto d’asilo riunite a livello nazionale nel Tavolo Asilo, tra le quali Amnesty International, ARCI, ASGI, Caritas Italiana, Consiglio Italiano per i Rifugiati, Federazione Chiese Evangeliche, Medici Senza Frontiere, Save the Children. Oltre al problema dell’inefficacia del ricorso all’espulsione, evidenziato dall’UNHCR, il Tavolo Asilo segnala il problema dell’inserimento dei richiedenti asilo nei Centri di identificazione ed espulsione (CIE, ex CPT), con possibilità   di trattenimento fino a 18 mesi, e i dubbi sulla conformità   con le direttive europee della norma che prevede di limitare fortemente il diritto alla circolazione dei richiedenti asilo a determinate aree.
Amnesty International, poi, ritiene che l’introduzione del reato di immigrazione clandestina sia una norma «pericolosa soprattutto per il richiedente asilo che, per il solo fatto di aver messo piede in Italia, rischia di essere accusato di un crimine, di essere detenuto per 18 mesi o di essere espulso verso un Paese dal quale fuggiva perchà© discriminato o minacciato». A preoccupare Amnesty è anche il «clima di razzismo e xenofobia» che si sta diffondendo in Italia: «Siamo allarmati per il contenuto di queste misure sull’immigrazione e per i toni discriminatori nei confronti di rom e migranti irregolari che le hanno accompagnate» hanno dichiarato i rappresentanti dell’organizzazione, invitando il governo italiano a «riflettere sulle conseguenze dei singoli testi». Osservando poi quanto accade nel resto d’Europa, Amnesty mette in guardia dal rischio che l’Italia contribuisca ad abbassare gli standard internazionali in materia di diritti umani: «Le norme sulla sicurezza non sono meno gravi e pericolose solo perchà© seguono la direzione in cui si sta muovendo l’Unione europea».

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