Adriana Longoni
Vertice sulla cooperazione Nord-Sud del Mediterraneo
Su iniziativa del Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz si è tenuto a Marsiglia il 7 aprile scorso il primo Vertice dei Parlamenti dei Paesi parte dell’Unione per il Mediterraneo (UPM). Un’iniziativa volta a rilanciare il dialogo e la cooperazione fra i 44 Paesi aderenti all’Unione, nata a Parigi nel 2008 e rimasta per lungo tempo senza un concreto seguito politico.
Obama e le linee rosse che attraversano il Medio Oriente
Si è conclusa la visita di Barack Obama in Israele e Palestina, lasciando dietro di sé una certezza e molti interrogativi.
Israele, il nuovo Governo e la Palestina
Benjamin Netanyahu è finalmente riuscito a comporre il nuovo Governo dopo le elezioni dello scorso 22 gennaio. Per la prima volta senza partiti religiosi,...
L’UE: fra allargamento e timori per la libera circolazione
Si avvicina a grandi passi il 1° luglio, data in cui la Croazia dovrebbe entrare ufficialmente a far parte dell’Unione Europea, diventando così il 28mo Stato membro. Un allargamento che, pur avvenendo nel corso di una crisi economica e sociale che non accenna a finire, apre concretamente le porte al secondo Paese dei Balcani, ancora in guerra solo vent’anni fa. Al suo ingresso tuttavia mancano ancora le ratifiche parlamentari del Trattato di adesione di tre importanti Paesi: Slovenia, Danimarca e Germania, senza le quali l’adesione della Croazia sarebbe, nel migliore dei casi, rimandata.
Tunisia nella tormenta
Sono trascorsi due anni dall’inizio delle Primavere arabe e le transizioni verso nuovi traguardi politici si rivelano difficili e, sotto certi aspetti, inquietanti. Segnali in questo senso provengono in questi giorni dalla Tunisia, il Paese che per primo è sceso in piazza per rivendicare un futuro politico, economico e sociale diverso da quello che il regime di Ben Ali lasciava, senza dubbi, presagire.
Elezioni in Israele: un risultato inatteso
Era dallo scorso mese di ottobre, dopo lo scioglimento del Parlamento unicamerale di Israele, che si seguiva con una certa rassegnazione una campagna elettorale dando per scontata la vittoria di Netanyahu e del suo partito, il Likoud, e del Partito dell'ultranazionalista Avigdor Lieberman, Israel Beiteinou (Israele, la nostra casa). Le elezioni politiche del 22 gennaio scorso hanno invece portato a risultati inattesi ed in primo luogo ad un vero indebolimento, se non addirittura una sconfitta, di tale coalizione.
Guerra al terrorismo in Mali
La complessa situazione venutasi a creare in Mali da qualche mese a questa parte non ha avuto, fino a qualche giorno fa, la meritata attenzione da parte della comunità internazionale. Sembrava quindi una situazione da affrontare nel tempo, nell’attesa che il Mali e i Paesi della CEDEAO definissero una strategia di intervento e preparassero, con l’aiuto dell’Occidente, le forze militari africane e locali ad affrontare l’occupazione del Nord del Paese da parte dei jihadisti islamici. La situazione è invece precipitata l’11 gennaio quando gli stessi jihadisti hanno fatto sapere la loro intenzione di avanzare verso il Sud e di giungere fino alla capitale Bamako.
Il mondo nel 2012
Il 2012 si è concluso con il suo carico di avvenimenti sulla scena internazionale e smentendo la profezia dei Maya sulla fine del mondo. Ma, profezia a parte, è certo che il mondo è in rapido cambiamento, con nuovi attori che si affacciano all’orizzonte e ne spostano i centri di potere, con i suoi vecchi e nuovi conflitti sparsi un po’ ovunque sul Pianeta e con ormai sintomi tangibili di mutamenti climatici portatori di catastrofi naturali sempre più devastanti.
Lettera al Presidente egiziano, Morsi
Gentile Presidente Morsi,
in questo periodo di fine anno e di inizio di un anno nuovo è consuetudine scambiarsi gli auguri e formulare desideri più o meno raggiungibili nei prossimi mesi. Un esercizio che diventa sempre più difficile in questo periodo di cambiamenti politici, economici e sociali che coinvolgono i nostri Paesi, anche se da storie e prospettive diverse.
Siria: fino a quando?
È da marzo 2011 che il popolo siriano è impegnato in un lungo braccio di ferro per rovesciare il regime d Bachar al Assad e portare a termine la sua Rivoluzione. Più di 20 mesi di un conflitto iniziato pacificamente nelle strade e tramutatosi, col passare del tempo in una vera e propria guerra, con il suo numero ormai incalcolabile di vittime, di distruzioni, di esodi e di emergenze umanitarie, da Aleppo a Damasco.
Quali prospettive di transizione in Egitto ?
Soffiano nuovi e forti venti di protesta sull’Egitto da quando il Presidente Morsi, lo scorso 22 novembre, dopo l’annuncio di un decreto che introduceva emendamenti alla Dichiarazione costituzionale, ha cercato di allargare i suoi poteri, estendendoli anche all’ambito giudiziario. Morsi, sebbene stia tentando un dialogo con l’opposizione e stia rassicurando sul carattere temporaneo dei suoi poteri, ha in mano una situazione esplosiva. Saranno possibili prove di dialogo?
ONU, sì alla Palestina
L’Assemblea Generale ha votato a larghissima maggioranza la richiesta di Mohammud Abbas di conferire lo statuto di Stato non membro all’ONU alla Palestina: con questo riconoscimento, lo statuto non farà più riferimento alla vaga denominazione di “entità palestinese”, ma più legittimamente a “Palestina”, confermando a chiare lettere il diritto di un popolo al proprio Stato.
Tregua lunga a Gaza?
L’operazione “Colonna di difesa” si è conclusa dopo circa sette giorni di bombardamenti da parte di Israele in risposta al lancio dei razzi provenienti da Gaza. È stato uno scenario di guerra purtroppo già conosciuto durante l’operazione “Piombo fuso” alla fine del 2008, con il suo numero di vittime, in primo luogo palestinesi, e con i suoi strascichi di sofferenze e distruzioni. Alla fine è stata firmata una tregua, che, malgrado alcuni incidenti isolati, sembra tenere.
Tanti auguri, Albania !
Il 28 novembre 2012, l’Albania festeggia il centenario della sua indipendenza . Sono previste iniziative ovunque in Europa, con l’obiettivo di parlare del lungo e difficile cammino percorso dal Paese fino ad oggi, di mettere in risalto i suoi tesori storici, culturali e artistici, ma anche di esprimere il desiderio di tessere legami, di stabilire dialogo e di rafforzare l’integrazione dei cittadini albanesi presenti nei Paesi europei.
Cina, tra passato e futuro
In questi ultimi giorni i riflettori dei media erano praticamente tutti puntati sulle elezioni presidenziali negli Stati Uniti e sul nome di chi avrebbe guidato il Paese più potente del mondo nei prossimi quattro anni. Due giorni dopo, l’8 novembre, si apriva a Pechino il XVIII Congresso del Partito Comunista Cinese, con all’ordine del giorno, fra l’altro, la nomina di un nuovo Presidente chiamato a guidare, per i prossimi cinque o dieci anni, il Paese più popolato al mondo, impegnato in una corsa allo sviluppo economico e attore che cresce sulla scena internazionale.
Un Premio Nobel per la pace all’ Unione Europea
È stato un riconoscimento a dir poco inaspettato, tanto da suscitare non solo sorpresa, ma in qualche caso anche sottili ironie o ragionevoli dubbi. Eppure, che lo si voglia o no, questo Premio Nobel per la Pace interviene in un passaggio importante fra passato e futuro dell’Europa, in un momento cruciale nella storia della sua difficile integrazione e sembra un Premio dato al passato dell’UE per spronarla verso il futuro.
Georgia, tra Russia ed Europa
Le elezioni legislative che si sono tenute in Georgia lo scorso 1 ottobre aprono nuovi scenari nel Caucaso del Sud e pongono più che mai il Paese sul filo di un delicato equilibrio geopolitico fra Russia ed Europa.
I mali del mondo all’ordine del giorno dell’ONU
Come ogni anno a settembre quasi tutti i leader del mondo si ritrovano a New York per la riunione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite e per discutere dei principali problemi e sofferenze del mondo. Sotto la nuova Presidenza di Vuk Jeremic, ex Ministro degli Affari esteri di Serbia, l’Assemblea aveva iscritto al suo ordine del giorno punti caldi come il Mali, il Congo, la coesistenza dei due Sudan o il programma nucleare iraniano.
Venti di tempesta sulle Primavere arabe
Si è alzato un violento vento di proteste in tutto il Medio oriente e oltre contro l’ennesima e sciagurata provocazione di un film blasfemo sul Profeta Maometto. Ma il film, che da solo non spiega il perché di tanta violenza e di tanto rancore, interviene in un momento particolarmente difficile per il futuro delle Primavere arabe e in un contesto regionale ad alta instabilità. La situazione è sempre più pericolosa e imprevedibile e l’Europa non può più permettersi di stare a guardare, perché è la sola a poter immaginare un nuovo dialogo, una nuova cooperazione, una nuova politica di interessi comuni e condivisi da una parte e dall’altra del Mediterraneo. Nel rispetto di tutti.
L’Egitto nella transizione
Sembra lontano quel 30 giugno 2012 quando Mohamed Morsi prestò giuramento davanti alla Corte costituzionale e divenne il nuovo Presidente d’Egitto. Era stata un’elezione che aveva sorpreso un po’ tutti, anche perché Morsi era stato presentato quasi come un candidato di ripiego per i Fratelli Musulmani e non presentava quel carisma che in tanti cercavano per portare avanti, nello spirito della Rivoluzione, la transizione verso il dopo Mubarak. Ma a poco più di due mesi dalla sua elezione, Morsi ha già dato segni significativi di cambiamento, sia sul piano interno che su quello esterno per un nuovo ruolo dell’Egitto sulla scena mediorientale e internazionale.