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Adriana Longoni

Adriana Longoni
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Tra i fondatori di APICE e a lungo vicepresidente, ha lavorato per molti anni nelle Istituzioni europee coordinando i progetti nell'ambito della cooperazione allo sviluppo e della politica di vicinato, in Guinea Conakry prima e in Caucaso poi. Gestisce l’Antenna di Bruxelles dell’Associazione.

Ucraina, a un passo dalla guerra

È sempre più tesa la situazione in Ucraina dove gli scontri nella parte orientale del Paese, tra separatisti filorussi e forze governative ucraine, stanno disegnando veri e propri scenari di una guerra che non solo infuria localmente ma sta sconvolgendo anche i fragili rapporti tra Est e Ovest, nati dopo la fine della guerra fredda.

Guerre in Europa

Sono sempre più sotto tensione le frontiere dell’Europa, dove le guerre a Est e a Sud sembrano essere entrate in una fase più intensa, inquietante e che le allontana sempre più da una possibile soluzione o da una prospettiva di pace.

Europa, tra terrorismo e dialogo

In una Bruxelles protetta dai militari e a pochi giorni dagli attentati che hanno scosso la Francia e l’Europa intera, si è tenuto ieri il Consiglio dei Ministri degli Affari esteri per discutere delle misure da adottare contro il terrorismo. Si è discusso di scambi di informazioni, di foreign fighters, di protezione delle frontiere nonché di registro comune dei nomi dei passeggeri dei voli (Pnr).

Nigeria: il terrorismo non ha frontiere

Mentre si svolgevano in gran parte della Francia e in altri Paesi del mondo le manifestazioni “citoyennes” e repubblicane per dire no al terrorismo, per difendere la democrazia e la libertà d’espressione, per rilanciare il messaggio della necessità del dialogo fra religioni e culture diverse, si consumava in Nigeria l’ennesimo episodio di un lungo dramma ad opera dei terroristi di Boko Haram.

Palestina, un calvario per l’esistenza

Fra le macerie di un processo di pace che, da anni, ha sempre più il sapore di un illusorio negoziato fra le parti, la Palestina continua la sua strada diplomatica per richiamare l’attenzione internazionale sul suo diritto ad esistere. In un contesto mediorientale estremamente turbolento e pericoloso e in un crescendo di scontri e violenze fra Israeliani e Palestinesi, il Presidente palestinese Mahmoud Abbas prosegue con tenacia il suo solitario cammino che dovrebbe condurre alla pace e al riconoscimento dello Stato di Palestina.

Per il mondo nel 2015 sogno…

Un proverbio africano dice: “Se si sogna da soli, è solo un sogno. Se si sogna insieme, è la realtà che comincia”.

2014: un bilancio

Sta per concludersi l'anno 2014 e, inevitabilmente, si avvicina anche l'ora dei bilanci. Anno innanzitutto che ha segnato il centenario dell'inizio della prima guerra mondiale e anno in cui - sono le parole di Papa Francesco - il mondo sembra essere entrato in una terza guerra mondiale, ma «combattuta a pezzetti». Non è stato infatti, a livello globale, un anno in cui le speranze di pace abbiano avuto il sopravvento sulle realtà di guerre che si sono accese un po’ ovunque e, in particolare, proprio ai confini di questa nostra Europa.

A Lima un piccolo passo avanti sul clima

Si è conclusa a Lima, domenica scorsa, l’ultima grande Conferenza delle Nazioni Unite sul clima che dovrebbe portare a fine 2015, a Parigi, alla firma del tanto atteso primo accordo mondiale sugli impegni per fermare il surriscaldamento del Pianeta. Un accordo vincolante fra Paesi industrializzati, storici e maggiori responsabili delle emissioni di CO2 negli ultimi 150 anni e i Paesi emergenti o in via di sviluppo, volto a sostituire il Protocollo di Kyoto a partire dal 2020 e con l’obiettivo di contenere l'aumento del riscaldamento climatico entro i 2 gradi.

L’Europa guarda allo Stato della Palestina

In un contesto regionale mediorientale oggi più che mai attraversato da grandi instabilità, da vecchie e nuove guerre, da confronti religiosi sempre più incrociati con la politica, le attenzioni rivolte recentemente alla Palestina da parte, in particolare, di molti Paesi europei, gettano una luce di speranza sul futuro di negoziati di pace con Israele.

Turchia, tra la visita del Papa e l’incontro con Putin

Sono stati certamente giorni di grande intensità, in questo fine novembre, per il Presidente turco Erdogan, che ha accolto sulla sua terra prima il Papa e subito dopo il Presidente russo Vladimir Putin. Due visite ovviamente di diversa portata ma che testimoniano ambedue del ruolo che la Turchia sta giocando e potrebbe giocare, fra Europa e Asia, non solo sullo scacchiere regionale del Medio Oriente ma anche in quella strategia geopolitica della Russia volta a ridistribuire le carte dei rapporti internazionali.

Fumata nera sul nucleare iraniano

Era stata fissata al 24 novembre la data ultima per giungere ad un accordo definitivo nel negoziato nucleare fra Iran e i cinque membri del Consiglio di Sicurezza dell'Onu (Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Cina e Russia) più la Germania.

Nuova tappa di violenze in Israele

In un Medio Oriente attraversato e scosso da gravi turbolenze, da guerre sempre più difficili da definire e da equilibri geostrategici, politici e religiosi in continua oscillazione, irrompe sulle prime pagine dell'attualità e con la sua regolare scadenza, il conflitto israelo palestinese.

Sul fronte dell’Est

Ad appena una settimana dalle elezioni politiche in Ucraina, si sono svolte altre elezioni nelle regioni separatiste filorusse dell’est del Paese, Donetsk e Luhansk, con l’obiettivo di eleggere i rispettivi Parlamenti e Presidenti. L’esito uscito dalle urne sembra aver confermato l’intenzione di una popolazione, provata da mesi di una guerra tuttora in corso malgrado un accordo di cessate il fuoco, di proseguire sulla strada dell’indipendenza da Kiev e di un avvicinamento alla Russia.

Prove di democrazia alle frontiere dell’Europa

È stata una giornata, lo scorso 26 ottobre, dedicata a significative elezioni sia a Sud che a Est dell’Europa, in Tunisia e in Ucraina, in due contesti regionali diversi ma entrambi profondamente segnati da un’inquietante instabilità politica e di sicurezza.

Europa, tra Eurasia e Stati Uniti

Il Vertice Europa - Asia (ASEM) svoltosi a Milano il 16 e 17 ottobre scorso, riunendo intorno al tavolo i Paesi dell’Unione europea, Norvegia, Svizzera e circa 20 Paesi asiatici con in testa Cina e Giappone, oltre alla Russia, ha messo vistosamente in scena la realtà di un mondo multipolare con un asse in rapido spostamento, nonché il ruolo che il continente asiatico sta giocando, da primo attore, come partner globale e come area con la crescita più rapida al mondo.

La Turchia spettatrice nel teatro di guerra in Medio Oriente

Le bandiere nere dello Stato islamico (IS) continuano imperterrite a sventolare e a progredire nella loro guerra, alla conquista e alla costituzione di un Califfato sunnita i cui confini sono stati annunciati solo lo scorso giugno.

Una fragile pace all’Est dell’Unione

Nel turbinio dell’inquietante attualità che occupa giornalmente i nostri media a Sud dell’Europa, è passato un po’ in secondo piano il conflitto in Ucraina e i suoi recenti risvolti per raggiungere un accordo non solo di cessate il fuoco ma anche per disegnare una prospettiva di pace duratura fra le parti in conflitto.

L’arma del terrore

Si susseguono senza sosta nei media le immagini di inaudita violenza e feroce determinazione dello Stato islamico (IS). La collera, il disgusto e il...

La geografia del terrore

Il Vertice della NATO della scorsa settimana aveva all’ordine del giorno discussioni e risposte da dare ai gravi conflitti che circondano l’Europa.

Quella guerra non (ancora) dichiarata in Ucraina

Nessuno vuole pronunciare la parola guerra, ma quello che sta succedendo da cinque mesi a questa parte nel sud - est dell’Ucraina, in quel pezzo di Ucraina che Vladimir Putin chiama già, emblematicamente e provocatoriamente riferendosi al passato, Novorossija, (Nuova Russia) ha tutta l’aria di essere una vera e propria guerra. Le immagini trasmesse dai media, con il loro carico di carri armati in movimento, di città coi palazzi distrutti, di gente che fugge e un recentissimo rapporto dell’ONU che indica il numero delle vittime a più di 2.600 non lasciano tanto spazio alle sottigliezze semantiche.

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