Amazzonia, summit per difendere il “polmone verde”

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“Il Brasile è tornato”, questa la frase del Presidente brasiliano Lula al summit ACTO con lo scopo di rilanciare il polmone verde del pianeta, gravemente danneggiato dalle politiche del governo Bolsonaro.


Il vertice sull’Amazzonia si è aperto l’8 agosto a Bélem, alla foce del Rio delle Amazzoni, per la prima volta dopo 14 anni dalla nascita dell’organizzazione e ha visto come protagonisti la Bolivia, il Brasile, la Colombia, l’Ecuador, la Guyana, il Perù, il Suriname e il Venezuela.


La regione amazzonica custodisce la più vasta foresta pluviale al mondo e il più ricco sistema fluviale. Il Rio delle Amazzoni raccoglie circa il 20 per cento dell’acqua dolce che si trova sulla Terra, mentre la foresta condiziona e regola il clima dell’intero pianeta.
Per proteggere la foresta pluviale dalla deforestazione sono state definite delle “istruzioni” destinate agli otto paesi per attuare nuovi obiettivi e nuovi compiti.


La criminalità organizzata e la corruzione sono i maggiori fattori della deforestazione, oltre a ciò è doveroso tenere in considerazione gli allevamenti intensivi di bestiame, infatti il Brasile è il principale esportatore mondiale di carne bovina.
Il summit si è focalizzato anche sulle politiche di inclusione dei gruppi indigeni presenti nell’area della regione, proprio questi ultimi sono le vittime dell’egoismo occidentale.


Il vertice di Bélem è un banco di prova non solo per il Presidente Luiz Inàcio Lula da Silva il quale è tornato in carica a gennaio 2023 giurando che il Brasile si occuperà della lotta al cambiamento climatico in seguito alle distruzioni causate dal predecessore Jair Bolsonaro,
ma anche per il colloquio sul clima delle Nazioni Unite, la Cop30, che si terrà a Bélem nel 2025.

“Se l’Amazzonia non ci sarà più, la vita sarà impossibile anche in Europa”
Erwin Kräutler, vescovo austriaco difensore dei popoli indigeni e della foresta amazzonica

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