In una Bruxelles protetta dai militari e a pochi giorni dagli attentati che hanno scosso la Francia e l’Europa intera, si è tenuto ieri il Consiglio dei Ministri degli Affari esteri per discutere delle misure da adottare contro il terrorismo. Si è discusso di scambi di informazioni, di foreign fighters, di protezione delle frontiere nonché di registro comune dei nomi dei passeggeri dei voli (Pnr). Se le discussioni su questi aspetti di politica “interna” dell’Unione hanno rivelato l’urgente necessità di una maggiore cooperazione fra gli Stati membri, sul versante della politica “estera” le dichiarazioni dell’Alto Rappresentante Federica Mogherini hanno aperto, per l’Europa, nuovi spazi di riflessione. Va innanzitutto ricordata la presenza alla riunione di Bruxelles del Segretario generale della Lega Araba, Nabil El – Araby, a sottolineare la necessità di coinvolgere nel dialogo il mondo musulmano.
Le parole dell’Alto Rappresentante Mogherini suonano infatti in questi termini : ” Il terrorismo non è un problema fra Europa o Occidente e Islam, gli attacchi terroristici hanno come principale obiettivo i musulmani nel mondo. Per questo abbiamo bisogno di un’alleanza di civiltà”. Ha poi completato annunciando che l’Unione Europea avrà un portavoce di lingua araba perché “è necessario che l’Europa comunichi meglio e ascolti il messaggio che viene dal mondo arabo”. Parole politicamente importanti se si misura la crescente ostilità fra i cittadini europei nei confronti della multiculturalità e dell’immigrazione e che rischia di scivolare nella paura, in un sentimento di chiusura e di rifiuto o nella mancanza di coraggiose politiche di solidarietà e di integrazione. Un momento quindi che svela tutte le difficoltà a cui è confrontata oggi l’Europa, chiamata ora anche a sostenere un difficile equilibrio fra dialogo e minacce di terrorismo, fra il concetto di libertà e quello di rispetto, nonché ad allacciare ponti culturalmente più solidi fra due mondi che sembrano opporsi sempre più.
In questo contesto non mancano tuttavia riflessioni provenienti anche dall’altra sponda del Mediterraneo. Va ricordato qui il discorso pronunciato il 24 dicembre scorso dal Presidente egiziano Al Sisi all’Università Al Azhar del Cairo, di fronte alle massime autorità religiose: “Mi rivolgo agli studiosi della religione e alle autorità religiose. Dobbiamo rivolgere uno sguardo attento e lucido alla situazione attuale. È inconcepibile che l’ideologia che noi santifichiamo faccia della nostra intera nazione una fonte di preoccupazione, pericolo, morte e distruzione nel mondo intero. Non mi riferisco alla “religione” bensì alla “ideologia”. (…) Abbiamo raggiunto il punto in cui questa ideologia è ostile al mondo intero. È concepibile che 1,6 miliardi di musulmani uccidano il resto della popolazione mondiale, per vivere da soli? È inconcepibile. (…) Non potete vedere le cose con chiarezza quando siete imprigionati in questa ideologia. Dovete uscirne e guardare le cose da fuori, per avvicinarvi a una visione illuminata. Dovete opporvi a questa ideologia con determinazione. (…) Il mondo intero aspetta le vostre parole, perché la nazione islamica è lacerata, distrutta, avviata alla rovina. Noi stessi la stiamo conducendo alla rovina”.
Un discorso importante, che invoca un cambiamento radicale del ruolo politico dell’Islam e che offre anche all’Europa uno sguardo per una migliore comprensione di un mondo col quale si avvia ad un lungo e difficile dialogo. Un dialogo necessario ed inevitabile perché si tratta di gettare le basi di “un’alleanza di civiltà”.