UE – USA: alleati e amici, non complici

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Può stupire, ma c’è ancora molto da scrivere sulla storia dei rapporti tra Europa e Stati Uniti d’America. Sarà perché si tratta di una storia recente, poco più di duecento anni dal 1776 quando nacquero gli USA, o sarà perché troppo densi gli interessi da condividere o spartirsi o e anche perché in questi ultimi anni il mondo è andato veloce e gli scenari geopolitici sono molto cambiati.

Nel secolo scorso due volte gli USA sono venuti militarmente in soccorso all’Europa, straziata da due guerre – anche per questo, ricordate come “mondiali” – dando un contributo decisivo alla sconfitta del nazismo e del fascismo. Non meno importante il sostegno dato alla ricostruzione dell’Europa in macerie dopo il 1945, in particolare con il piano Marshall, che fu di non poco sollievo per popolazioni duramente provate dalla guerra oltre che favorire gli interessi economici e politici degli USA.

Diranno gli storici quale ruolo questi eventi prepararono per gli USA nel cantiere da cui nel 1951 prese forma la prima Comunità europea a Sei (CECA) e come ne accompagnarono lo sviluppo fino all’odierna Unione Europea a Ventotto.

Con gli interessi economici si intrecciarono quelli politici: bisognava arginare l’area di influenza dell’Unione Sovietica e il processo di integrazione europea poteva darvi un contributo importante. Era da poco (1949) stata creata un’alleanza militare (NATO) per contrastare l’URSS e, successivamente, il Patto di Varsavia, firmato il 1955, qualche giorno dopo l’ingresso della Germania nella NATO. È del 1961 la costruzione del Muro di Berlino che avrebbe diviso, nell’attuale capitale tedesca, la zona di influenza sovietica da quella statunitense, per poi alimentare la “guerra fredda” sospesa nel 1989 e ripresa in occasione del conflitto ucraino.

In questo scenario, la lunga conflittualità tra USA e URSS prima e tra USA e Russia oggi, potrebbe far credere che l’alleanza UE – USA non abbia avuto momenti di tensione al proprio interno.

Non è stato, e non è, proprio così. Divergenti interessi economici tra USA e UE, visioni politiche differenziate, ruoli asimmetrici nella “governance” mondiale hanno segnato un’alleanza mai messa in discussione, senza tuttavia impedire tensioni anche dure.

Fu già il caso negli anni ’70 – ’80 nel settore siderurgico e a lungo in quello agricolo; oggi due vicende, pur di diversa natura, ripropongono il tema del problematico rapporto UE – USA.

Da una parte, il negoziato in corso sul Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti (TTIP) che vede scontrarsi sulle due sponde dell’Atlantico due visioni socio – economiche diverse: molto segnata dall’ideologia liberal – liberista quella USA e da un’ideologia liberale temperata nell’UE. In gioco vi sono non solo gli interessi – di gran lunga prevalenti – delle grandi aziende multinazionali rispetto a quelli delle piccole e medie imprese, soprattutto europee, ma anche l’erosione di delicate normative ambientali e sociali europee che suscita forti perplessità e opposizioni nella società civile, non solo europea. Due visioni che dovrebbero indurre a qualche prudenza in più nel considerare gli USA un modello per l’Europa.

Dall’altra parte, dopo lunga incubazione, è appena esploso il “caso Google”, con l’inchiesta dell’UE sul motore di ricerca americano, accusato di infrazione alle regole della concorrenza per abuso di posizione dominante in favore dei propri servizi. Anche qui si fronteggiano due visioni del mercato: libero fino all’eccesso negli USA e regolato – qualcuno dice troppo – nell’Unione Europea.

Nonostante l’attuale sproporzione nei rispettivi rapporti di forza politici e militari, l’UE può far valere la sua residua forza economica e, soprattutto, quella commerciale per non sottostare ai diktat d’oltreatlantico.

Soprattutto l’UE deve far valere una concezione del diritto, anche internazionale, che non si piega alla prepotenza del più forte, fosse pure quella di un Paese alleato e amico.

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