UE: un piano di salvataggio da 750 miliardi di euro

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Dopo un lungo negoziato i ministri economici e finanziari dell’UE hanno varato un piano da 750 miliardi di euro per il salvataggio della Grecia e la tutela dell’intera zona euro da attacchi speculativi.
Il piano prevede prestiti per 60 miliardi di euro da parte della Commissione Europea, la quale potrà   raccogliere denaro sul mercato offrendo in garanzia fondi del bilancio comunitario a favore dei Paesi che fossero sotto attacco speculativo e avessero difficoltà   a reperire capitali. Altri 440 miliardi di euro dovrebbero derivare da prestiti bilaterali concessi dagli Stati membri della zona euro, sul modello del piano varato per il salvataggio della Grecia. Oltre a ciಠè prevista una quota di 250 miliardi di euro che potrebbe essere messa a disposizione dal Fondo Monetario Internazionale, cifra corretta al rialzo rispetto alla precedente comunicazione di 220 miliardi. L’ammontare complessivo del fondo potrebbe così raggiungere la cifra di 750 miliardi.
Si tratta di una maxi-piano finanziario senza precedenti per l’UE, nato da un accordo tra i leader europei e il presidente statunitense Obama che aveva sottolineato la necessità   di una «risposta forte da parte dell’Europa per ridare fiducia ai mercati».
Contemporaneamente sono stati chiesti nuovi sacrifici ai Paesi esposti a maggior rischio, che oltre alla Grecia sono al momento il Portogallo e la Spagna, Paesi ai quali è stata chiesta una manovra aggiuntiva pari all’1,5% del PIL per l’anno in corso e una pari al 2% del PIL l’anno prossimo.
Anche la Banca Centrale Europea ha annunciato l’introduzione di «misure significative» e la possibilità   di prestare denaro ai Paesi a rischio acquistando i loro titoli pubblici.
Solo il Regno Unito, attraverso il cancelliere dello Scacchiere Alistair Darling, si è espresso contro il piano annunciando che non si impegnerà   per il soccorso di Paesi dell’euro in difficoltà  , respingendo così la proposta della Commissione. La Germania ha invece contribuito positivamente al raggiungimento di un accordo, proponendo interventi per 500 miliardi di euro di cui 440 a carico degli Stati membri della zona euro, chiedendo in cambio che fossero dettagliate le condizioni alle quali devono sottostare i Paesi maggiormente a rischio, cioè quelli che per primi potrebbero dover ricorrere al fondo.

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