Sfida della Russia sugli armamenti convenzionali

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Nonostante i tentativi di dissuasione da parte di UE, USA e NATO, il presidente russo Vladimir Putin ha firmato il decreto che sospende la partecipazione della Russia al Trattato sulle Forze Convenzionali in Europa (CFE), considerato centrale per la sicurezza europea.
Il provvedimento era stato adottato dalla Camera bassa del Parlamento russo (Duma) il 7 novembre scorso e approvato il 16 novembre dal Consiglio della Federazione (Camera alta). La decisione della Russia di uscire dal CFE, atto che segna un incremento della politica aggressiva verso l’Occidente in vista delle elezioni parlamentari e presidenziali, è stata giustificata dalle autorità   russe con accuse rivolte ai membri della NATO per non aver voluto accettare una versione emendata del Trattato.
Il CFE sulla riduzione degli armamenti convenzionali in Europa (carri armati, artiglieria, mezzi blindati, aerei da combattimento e elicotteri di attacco), fu firmato il 19 novembre 1990 a Parigi dai Paesi della NATO e dell’allora Patto di Varsavia. In seguito alla dissoluzione del Patto di Varsavia, il Trattato è poi stato più volte riformato fino alla versione definitiva del 1999, che stabiliva nuovi tetti per ogni Paese firmatario e non più sulla base dei due blocchi. L’accordo del 1999, ratificato solo da Ucraina, Bielorussia e Kazakhstan, fu poi firmato anche dalla Russia nel 2004, ma il 26 aprile 2007 Putin aveva annunciato una moratoria russa sull’applicazione del CFE, finchà© «tutti i Paesi non ratificano il Trattato e non iniziano ad applicarlo».

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