Riaperto il dibattito sul salario minimo

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Nell’Unione europea ogni Stato membro fissa indipendentemente il livello del salario minimo: si passa dai 92 euro mensili in Bulgaria ai 1570 del Lussemburgo. Secondo una Relazione del Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE), «l’occupazione non mette al riparo dalla povertà  », per questo il Parlamento europeo ha avviato un dibattito sul ruolo dei salari minimi in un’ottica di maggior inclusione sociale.
Definiti a livello nazionale in base a standard uniformi, gli attuali livelli dei salari minimi non sempre sono sufficienti a garantire una vita dignitosa. Così la presidenza portoghese dell’UE, che ha fatto della lotta alla povertà   e all’esclusione sociale una delle priorità   del suo semestre di turno, ha chiesto al CESE di preparare una Relazione sulla materia che è stata presentata alla commissione Occupazione e Affari sociali del Parlamento europeo.
Durante l’audizione pubblica, alcuni deputati europei hanno sottolineato che «il rischio povertà   è presente anche in situazioni di pieno impiego, come sovente dimostrano i salari percepiti dalle donne, dai giovani e dalle persone over 65».
Secondo alcuni deputati è necessario fissare un «tetto minimo» per aiutare le famiglie con redditi bassi , cosa che inoltre ridurrebbe le differenze tra ricchi e poveri e la disparità   tra i sessi. Secondo altri, invece, un simile approccio sarebbe dannoso per le imprese e alimenterebbe l’inflazione.

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