Permangono nell’UE razzismo e xenofobia

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Le minoranze etniche e religiose in Europa continuano a essere vittime di discriminazioni, pregiudizi e svantaggi nella maggior parte degli ambiti della vita quotidiana quali il lavoro, l’alloggio, la salute, l’istruzione, secondo il Rapporto annuale pubblicato dall’European Network Against Racism (ENAR).
Le minoranze etniche restano sproporzionatamente colpite dalla disoccupazione e dall’occupazione in condizioni precarie, mentre le difficoltà   di ottenere permessi per lavoro relega molti immigrati stranieri nel sommerso con tutti i problemi che ne conseguono in termini di diritti violati. Esiste poi, secondo l’ENAR, una sorta di «soffitto di vetro» che impedisce ai membri delle minoranze di progredire nella carriera e ottenere impieghi che riflettano le reali qualifiche, condizione che si riflette anche in retribuzioni inferiori. In Italia ad esempio, segnala il Rapporto, le infermiere di origine straniera possono guadagnare anche il 20-40% in meno delle colleghe autoctone, con casi di sfruttamento diffusi.
Anche in ambito abitativo i membri di minoranze etniche presentano sistemazioni inadeguate in percentuali più elevate della media: ad esempio, in Italia il 65% dei lavoratori stagionali vive in baracche, il 20% in case in affitto e il 10% in tende; a Bilbao, in Spagna, l’80% delle agenzie immobiliari rifiuta di affittare abitazioni a immigrati stranieri; in Germania i cittadini di origine turca hanno il doppio della possibilità   di vedersi rifiutare un alloggio rispetto alla media; in Romania i rom hanno uno spazio medio per persona di 5,9 metri quadrati, rispetto agli 8,4 della media nazionale.
Nel settore dell’istruzione e dell’educazione i rom continuano a essere i più colpiti (il 69% dei bambini rom non va a scuola in Lituania, il 50% in Polonia), mentre resta diffuso il cosiddetto «racial profiling»: nel Regno Unito, ad esempio, le persone di colore incorrono in controlli di polizia otto volte più spesso rispetto ai bianchi e sono interrogate il doppio delle volte. In generale, poi, non sono investigati adeguatamente i crimini ai danni di membri di minoranze etniche, i quali sono anche molto più spesso vittime di violenza.
Il linguaggio di media e politici spesso contribuisce poi ad alimentare discriminazioni e pregiudizi, nonostante la legislazione europea antidiscriminatoria abbia avuto qualche effetto negli Stati membri dell’UE. Il Rapporto segnala inoltre una crescente popolarità   dei partiti anti-immigrati, una sempre più ricorrente retorica xenofoba e una politica di sicurezza che ha generalmente un impatto negativo sulle minoranze etniche e religiose. «Purtroppo l’antidiscriminazione rimane spesso un diritto soltanto sulla carta e le minoranze continuano a essere vittime di esclusione. I migranti continuano poi a essere trattati come persone di seconda classe, soprattutto a causa della scarsa volontà   politica di attuare valide politiche di integrazione. C’è urgente bisogno che l’Unione Europea agisca in maniera concertata per superare le barriere che ancora ostacolano l’effettiva uguaglianza per tutti» ha dichiarato il direttore dell’ENAR, Mohammed Aziz.

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