Le proposte della Commissione per una cooperazione allo sviluppo piu’ efficace

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La cooperazione allo sviluppo dell’Unione Europea ha una lunghissima storia che inizia nel 1963 con gli aiuti destinati alle ex colonie dei primi Stati membri e quindi principalmente rivolta all’Africa. Da allora, questa cooperazione ha preso dimensioni mondiali, rappresentando oggi il 55 % di tutto l’aiuto pubblico allo sviluppo, distribuita a più di 160 paesi nel mondo. Le cifre del 2004 portano su 34,3 miliardi di Euro.
Vari sono gli strumenti di dialogo politico e di sostegno finanziario che l’Unione Europea ha sviluppato per far fronte agli impegni e alle sfide internazionali, strumenti che evolvono e cercano di adeguarsi ai cambiamenti che costantemente intervengono sulla scena mondiale.
Molto in sintesi, si potrebbe dire che, partendo dai primi accordi che regolavano e regolano tuttora le relazioni con gli Stati ACP (Africa, Caraibi, Pacifico) con le varie Convenzioni di Yaoundè, Lomè e ora Cotonou, e quindi una cooperazione Nord-Sud, l’orizzonte della cooperazione europea e delle relazioni esterne va ora dagli accordi di cooperazione e associazione con i paesi dell’America Latina, al partenariato con i paesi del Mediterraneo e Vicino e Medio Oriente, dalla cooperazione con i paesi asiatici al sostegno al processo di stabilizzazione nei Balcani, dal processo di adesione di nuovi paesi, alle relazioni di vicinato con i paesi alle frontiere dell’Europa e al partenariato con la Russia.
In questo complesso scenario e indipendentemente dalle relazioni più specifiche con le varie aree del mondo, la filosofia di fondo che guida tutta la politica di cooperazione allo sviluppo è principalmente racchiusa nell’articolo 177 del Trattato che istituisce la Comunità   Europea, articolo che fissa gli obiettivi specifici di uno sviluppo economico e sociale durevole, della lotta contro la povertà   e dell’inserimento armonioso e progressivo dei paesi in via di sviluppo nell’economia mondiale.
Questo stesso articolo sottolinea altresi’ l’importanza cruciale della dimensione politica delle relazioni esterne, il cui obiettivo generale rimane pur sempre il buon governo, lo sviluppo e il consolidamento della democrazia e dello stato di diritto, il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà   fondamentali. Inoltre, questo articolo richiama tutta l’importanza del dialogo politico multilaterale sulla scena internazionale e indica in questi valori la strada maestra per costruire anche all’esterno dei propri confini, zone di pace e di stabilità  ;
La cooperazione allo sviluppo è quindi competenza condivisa della Comunità   e degli Stati membri. E’ proprio in questo contesto e alla luce di risultati alquanto limitati ottenuti finora per raggiungere risultati durevoli nonchà© gli obiettivi del Millennio per lo sviluppo, che la Commissione ha presentato nel mese di marzo 2006 proposte molto concrete per migliorare e rendere molto più efficaci gli aiuti allo sviluppo.
A questo proposito, è necessario ricordare qui l’importante accordo avvenuto alla fine del 2005, chiamato «Consenso europeo per lo sviluppo», in cui i rappresentanti dei governi degli Stati membri riuniti in seno al Consiglio, rappresentanti del Parlamento Europeo e la Commissione, per la prima volta nella storia dell’Unione, hanno convenuto gli obiettivi strategici comuni per la politica di sviluppo.
Al cuore di questo Consenso, che dovrebbe rafforzare ulteriormente la posizione dell’Unione Europea in quanto principale attore sulla scena internazionale, si collocano infatti i principali nuovi impegni dell’Unione per gli anni a venire. Si tratta in particolare di un aumento degli aiuti pubblici allo sviluppo (0,56 % del reddito nazionale lordo entro il 2010 e 0,7 % entro il 2015, come fissato dalle Nazioni Unite, impegno legato alla promessa di destinare il 50% delle risorse supplementari all’Africa); ricerca di nuove fonti di finanziamento e riduzione del debito; miglioramento del coordinamento e dell’efficacia degli aiuti a livello europeo, grazie ad un meccanismo di più forti sinergie con le cooperazioni bilaterali degli Stati membri

Per far fronte a questi impegni la Commissione ha definito, in tre comunicazioni distinte, le misure concrete che dovrebbero reggere il futuro modus operandi della cooperazione :
1. Fare di più, meglio e più rapidamente: presenta il piano d’azione generale e un calendario per l’attuazione di misure a breve e medio termine fino al 2010 ;
2. Programmazione pluriennale congiunta:è uno dei primi obiettivi concreti del piano d’azione e definisce il contenuto politico e operativo dello strumento di programmazione, a livello di paese partner, che dovrebbe servire da base comune per il coordinamento, la complementarietà  , il finanziamento e la definizione degli interventi a livello comunitario e a livello bilaterale ;
3. Finanziamento dello sviluppo ed efficacia degli aiuti: definisce lo strumento di valutazione e di controllo degli impegni presi in termini di volume degli aiuti, di efficacia e impatto nel raggiungere gli obiettivi della programmazione.
Con questi strumenti, l’Unione Europea dovrebbe quindi rafforzare il suo ruolo di motore principale e di coordinamento della politica di sviluppo. E per far fronte a nuovi ed ambiziosi impegni è effettivamente necessario dotarsi di una più forte volontà   politica e di mezzi finanziari e tecnici adeguati.
Questo ci porta, purtroppo, a verificare se questa volontà   è iscritta nelle nuove prospettive finanziarie 2007-2013, attualmente oggetto di discussione da parte del Parlamento Europeo.
Se le prospettive presentate dal Consiglio si dovessero confermare, la parte reale del contributo comunitario (nel quadro del bilancio UE e Fondo Europeo di sviluppo) all’aiuto pubblico allo sviluppo collettivo dell’UE sarà   ridotta dall’attuale 20% al 15% da qui al 2010 e al 13% da qui al 2013.
Cio’ significa che, per raggiungere gli obiettivi e onorare gli impegni presi dall’Unione, gli Stati membri dovranno fornire circa il 90% dell’aiuto supplementare in modo bilaterale.
In questo contesto l’Unione Europea dovrà   far fronte ad una doppia sfida per garantire la sua credibilità   cosi’ come indicato nel Consenso Europeo per lo Sviluppo: da una parte la mancanza dei fondi comunitari necessari e dall’altra la necessità  , da parte degli Stati membri, di mantenere l’impegno di un aumento costante del loro aiuto bilaterale.
Senza la garanzia che questa doppia sfida possa essere superata, l’impegno di rendere l’Unione Europea collettivamente più forte per meglio gestire l’aiuto allo sviluppo sarebbe decisamente messo in grave pericolo.

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