Giornata mondiale contro la pena di morte

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In occasione della Giornata mondiale contro la pena di morte, Amnesty International denuncia la situazione asiatica e chiede a Corea del Sud, India e Taiwan di adeguarsi alla tendenza mondiale verso la moratoria della pena capitale.
Nella regione asiatica, infatti, ogni anno sono messe a morte più persone che in ogni altra parte del mondo. Nell’area Asia/Pacifico, 14 Paesi eseguono ancora condanne a morte, mentre 27 Paesi hanno abolito la pena di morte per legge o nella pratica.
Nel corso del 2007, Amnesty International ha registrato almeno 1252 esecuzioni in 24 Paesi e almeno 3347 condanne a morte in 51 Paesi. Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e USA sono i Paesi con il più alto numero di esecuzioni al mondo e insieme rappresentano l’88% delle esecuzioni praticate nel 2007. Nella regione asiatica, lo scorso anno, la Cina ha messo a morte almeno 470 persone, ma si ritiene che il numero possa essere molto più alto. In Pakistan sono state eseguite le sentenze capitali di almeno 135 persone, in Vietnam almeno 25, in Afghanistan 15 e in Giappone nove.
Oggi, rileva Amnesty, più di due terzi dei Paesi nel mondo ha abolito la pena di morte per legge o nella pratica. All’inizio di ottobre 2008 la cifra si è attestata a 137: di questi, 92 sono abolizionisti per tutti i reati, 10 solo per i reati ordinari e 35 sono classificati abolizionisti nella pratica, poichà© non vi si registrano esecuzioni da almeno dieci anni oppure hanno assunto un impegno a livello internazionale a non eseguire condanne a morte.
In occasione della Giornata mondiale contro la pena di morte, Amnesty International, la Coalizione mondiale contro la pena di morte, la Rete asiatica contro la pena di morte e altri gruppi abolizionisti organizzano iniziative in ogni parte del mondo. La Coalizione mondiale, fondata nel maggio 2002, riunisce 74 organizzazioni per i diritti umani, associazioni legali, sindacati e autorità   locali e regionali che agiscono insieme per liberare il mondo dalla pena di morte.

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