- La durata della procedura di divorzio Gran Bretagna-UE: da un minimo di due anni a dieci per completarlo in tutte le sue parti.
- Il tavolo dei negoziatori: il futuro governo inglese, il Consiglio europeo, la Commissione e il Parlamento europeo. Al tavolo ha chiesto di sedersi anche il governo scozzese, orientato a rimanere nell’UE.
- La base giuridica del negoziato: l’art. 50 del Trattato di Lisbona che prevede un voto finale dei Governi dei 27 a maggioranza qualificata.
- Le modifiche alle regole della libera circolazione e del welfare: andranno definite quelle contenute nell’accordo politico di febbraio con l’UE. Saranno necessari alcuni mesi.
- Mercato del lavoro: per chi già è regolarmente occupato in Gran Bretagna dovrebbero valere i “diritti acquisiti”. Per i nuovi arrivi, compresi i cittadini comunitari, sarà necessario un “visto”.
- Viaggi e turismo: improbabile l’imposizione di visti ai cittadini comunitari, ma probabili rafforzamenti dei controlli alle frontiere.
- Le imprese e il commercio: nuove regole da rinegoziare bilateralmente per gli insediamenti e gli scambi con periodi di incertezza anche per gli investimenti stranieri.
- Dazi e Iva. Normative da rivedere nel negoziato o riprendendo quelle dei Paesi dello Spazio economico europeo (SEE) o ricontrattandole bilateralmente con l’UE.
- Moneta e Borse: oltre alla già pesante svalutazione della sterlina, probabili trasferimenti degli investimenti in Paesi “sicuri”, come USA e Germania.
- Bilancio comunitario: andranno rinegoziati gli accordi finanziari per il periodo 2014-2020 con un risparmio per la Gran Bretagna che però uscirebbe progressivamente dai beneficiari dei Fondi UE, in particolare per la ricerca.