Crisi: migliorare il coordinamento dei piani nazionali

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Coordinare i piani nazionali di ripresa economica è un «requisito essenziale per l’efficacia», sostiene il Parlamento europeo che mette in guardia contro il rischio che le soluzioni adottate «sfocino nella somma delle politiche nazionali, con conflitti e costi potenziali, pregiudicando il mercato unico e indebolendo il ruolo dell’UE quale attore globale».
Accogliendo con favore l’iniziativa della Commissione di varare un piano europeo di ripresa economica in risposta alla grave crisi in atto, l’Europarlamento ne sottolinea tuttavia la formulazione «troppo vaga» e paventa il rischio che la sua attuazione prenda «un certo tempo». Rileva inoltre che la maggior parte delle misure comunitarie proposte «poggia su un esercizio di ridistribuzione nel bilancio di finanziamenti già   programmati e non sulla mobilitazione di nuove risorse di bilancio».
La crisi «peggiora di giorno in giorno» e, in assenza di un intervento pubblico «più deciso ed efficace», l’UE e i Paesi limitrofi «si avvicinano sempre più a una profonda crisi sociale e politica che mette alla prova la solidarietà   europea» sostiene il Parlamento europeo. La priorità   del piano di ripresa deve quindi consistere nel «promuovere l’economia e la competitività   dell’UE al fine di tutelare le opportunità   e la sicurezza dei cittadini ed evitare un aumento della disoccupazione» osservano gli eurodeputati, secondo cui il piano di ripresa dovrebbe «invertire il declino economico consentendo ai mercati finanziari di riprendere un normale funzionamento, favorire gli investimenti e migliorare le opportunità   per la crescita e l’occupazione».
Nel prendere atto con preoccupazione della rapida crescita del debito pubblico e dei deficit di bilancio nell’UE, il Parlamento europeo esprime il timore che il debito pubblico possa diventare un onere eccessivo per le future generazioni e sollecita quindi il ritorno a finanze statali sane «non appena possibile», come previsto dal Patto rivisto di stabilità   e crescita.
Oltre a sollecitare un esame del comportamento tenuto dalle banche, i deputati europei insistono sul fatto che i principali motivi alla base dell’eccezionale intervento pubblico nel sistema finanziario sono la necessità   di garantire la tutela dei risparmi e la concessione di crediti ai singoli e alle imprese, comprese le piccole e medie (PMI). E proprio rispetto alle PMI, l’Europarlamento chiede di anticipare l’introduzione dello Small Businness Act, di varare e attuare in tempi rapidi la normativa sullo statuto della società   privata e di introdurre un brevetto comunitario, sottolineando come liberalizzando ulteriormente il mercato interno delle telecomunicazioni, dell’energia e della ricerca, l’Europa potrà   «uscire rafforzata dagli attuali sconvolgimenti economici».
Tra le proposte avanzate dagli eurodeputati: garantire che un’impresa possa essere creata in qualunque luogo nell’UE in tre giorni e senza spese; che le formalità   per l’assunzione dei primi lavoratori dipendenti possano essere espletate attraverso uno sportello unico; rafforzare i finanziamenti e gli investimenti a favore della formazione; investire nell’economia sociale e attuare i principi della flessicurezza, «garantendo al contempo una protezione sociale adeguata per tutti»; dare agli Stati membri l’opzione di applicare un’aliquota IVA ridotta per i servizi ad alta intensità   di manodopera; ridurre la tassazione del lavoro per le fasce salariali più basse «al fine di aumentare il potere d’acquisto e di stimolare la domanda dei prodotti al dettaglio».

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