Costituzione Ue: dalla riflessione all’azione?

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Dal rifiuto, espresso per via referendaria, da parte di Francia e Paesi Bassi (maggio-giugno 2005) del testo del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, l’Unione europea continua ad interrogarsi sulle condizioni di un possibile rilancio istituzionale. Ad oltre due anni di distanza dalla firma, il 29 ottobre 2004 a Roma, del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, 18 dei 27 Stati membri dell’Ue hanno ratificato il trattato costituzionale, 2 l’hanno bocciato e per i restanti 7 la procedura di ratifica è stata congelata.
Fino ad oggi, il “periodo di riflessione” in seguito ai 2 «no» decretato dal Consiglio europeo del giugno 2005 non ha prodotto risultati soddisfacenti: molte le posizioni in campo, ma solo due le certezze. Partiamo da queste.
La prima è che le preoccupazioni dell’opinione pubblica francese ed olandese sono in realtà   condivise da molti, anche negli Stati che hanno già   ratificato il testo: si tratta di preoccupazioni economiche (coordinamento delle politiche), sociali (necessità   di sicurezza), identitarie (affermazione dei valori e delle peculiarità   dei popoli europei) e istituzionali. Dal rifiuto, espresso per via referendaria, da parte di Francia e Paesi Bassi (maggio-giugno 2005) del testo del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, l’Unione europea continua ad interrogarsi sulle condizioni di un possibile rilancio istituzionale. Ad oltre due anni di distanza dalla firma, il 29 ottobre 2004 a Roma, del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, 18 dei 27 Stati membri dell’Ue hanno ratificato il trattato costituzionale, 2 l’hanno bocciato e per i restanti 7 la procedura di ratifica è stata congelata.
Fino ad oggi, il “periodo di riflessione” in seguito ai 2 «no» decretato dal Consiglio europeo del giugno 2005 non ha prodotto risultati soddisfacenti: molte le posizioni in campo, ma solo due le certezze. Partiamo da queste.
La prima è che le preoccupazioni dell’opinione pubblica francese ed olandese sono in realtà   condivise da molti, anche negli Stati che hanno già   ratificato il testo: si tratta di preoccupazioni economiche (coordinamento delle politiche), sociali (necessità   di sicurezza), identitarie (affermazione dei valori e delle peculiarità   dei popoli europei) e istituzionali (controllo politico dell’estensione dell’Ue e definizione dei meccanismi di decisione istituzionale).
La seconda certezza, diametralmente opposta, è che la maggioranza degli Stati membri è altresì consapevole della necessità   di dotarsi di un nuovo testo – si chiami Trattato, Costituzione oà¢à¢â€š¬à‚¦- che sostituisca l’ormai insufficiente Trattato di Nizza. Come ha ben chiarito la Commissione europea, infatti, senza gli adattamenti previsti nella Costituzione, la capacità   di governo di un’Unione europea a 28-30 Stati membri non puಠpiù essere garantita. Inoltre, come potranno i cittadini europei far valere davanti ai tribunali nazionali il rispetto da parte delle leggi europee dei diritti fondamentali, senza che la carta europea dei diritti abbia un valore vincolante, perchà© non c’è un trattato costituzionale che la legittimi? O ancora, quanto l’Ue sarà   considerata un partner credibile nei consessi internazionali senza avere una personalità   giuridica propria, che invece la Costituzione le riconoscerebbe?
Per quanto riguarda le principali proposte in gioco, esse sono così riassumibili:
– il mantenimento della costituzione: è la posizione sostenuta dal “gruppo di Madrid”, composto dai 18 Stati membri che hanno già   ratificato il testo, più Irlanda e Portogallo, e che si sono riuniti in Spagna a fine gennaio. Tale gruppo di Paesi, definitosi “gli amici del trattato costituzionale”, ritiene che il contenuto del testo firmato a Roma debba essere salvaguardato: si possono aggiungere elementi supplementari (ad esempio un Protocollo Sociale), ma nulla togliere di importante, eccetto forse il termine “costituzione”. Tale posizione è sostenuta anche dal Parlamento europeo;
– l’elaborazione di un nuovo trattato: alcuni propongono di rivedere in toto il Trattato costituzionale o conservarne soltanto le prime due parti (relative al funzionamento delle istituzioni ed ai diritti fondamentali), sulla base dell’assunto secondo cui alcuni aspetti del testo risultano meno controversi e quindi più accettabili da parte della popolazione;
– l’ipotesi di mini-trattato, da sottoporre ad una procedura di ratifica unicamente parlamentare: è la variante «minimalista» dell’ipotesi precedente, sostenuta dal Ministro francese Nicolas Sarkozy;
– una «Costituzione à   la carte»: in tale ipotesi, alcuni elementi del Trattato costituzionale potrebbero essere messi in atto sia nel quadro attuale sia modificando il Trattato di Nizza, attualmente in vigore;
– un’«Europa à   la carte»: è “l’orientamento Verhofstadt”, a favore degli Stati Uniti d’Europa, pronto a prevedere la creazione di due categorie di Stati membri: coloro che accettano il testo e coloro che lo rifiutano. Secondo il primo ministro belga, “nel migliore dei casi, saranno i Paesi della zona euro” che farebbero parte della prima categoria, con obiettivi come una politica socioeconomica europea, una politica estera unica, un esercito comune. Una proposta simile è giunta dal Presidente francese Chirac, che ha proposto l’idea di «gruppi pionieri», disposti a partecipare a nuovi progetti concreti. Attualmente, perà², nessuno Stato membro ha preso iniziative formali in questa direzione.
Il Cancelliere tedesco Angela Merkel, nel presentare il programma di Presidenza della Germania, ha sottolineato la necessità   di uscire dal vicolo cieco istituzionale: “un fallimento sarebbe un errore storico”, ha dichiarato la Merkel, segnalando come “il periodo di riflessione sia ormai terminato ed occorra adesso prendere delle decisioni”. A tal proposito, la Germania sta preparando un itinerario per il seguito del processo del trattato costituzionale: esso conterrà   le linee-guida per arrivare a una soluzione dell’impasse istituzionale e sarà   presentato in occasione del vertice europeo del giugno 2007. L’obiettivo finale è che tutti gli Stati membri adottino un testo costituzionale entro le prossime elezioni del Parlamento europeo, nella primavera 2009.
La sensazione diffusa è che, per sbloccare effettivamente la situazione, si debbano aspettare le elezioni presidenziali francesi ad inizio giugno (in quel periodo, peraltro, resterebbero ad Angela Merkel soltanto alcuni giorni per mettere a punto il suo progetto di “itinerario” da sottoporre al Consiglio europeo di metà   giugno).
Ma vi è un’altra sensazione, ancora più radicata, ben espressa nelle parole del primo ministro lussemburghese – e grande europeista – Jean-Claude Juncker: “l’Europa non fa più sognare la gente”.
Se così è, allora l’Europa ha più che mai bisogno di una Costituzione, se davvero, come sosteneva Jacques Delors, «non ci si innamora di una moneta, nà© di un mercato unico: all’Europa serve un grande progetto politico».

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