Clima: giudizi contrastanti sull’accordo UE

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Il Consiglio europeo riunito a Bruxelles ha raggiunto un accordo sulla controversa questione del cosiddetto «20-20-20» per contrastare i cambiamenti climatici: mentre i leader politici mostrano entusiasmo, perà², le organizzazioni ambientaliste esprimono scetticismo e preoccupazione.
Come ampiamente preannunciato, la presidenza di turno francese dell’UE ha lavorato per giungere comunque a un accordo tra i 27 Stati membri dell’UE, anche per non chiudere con un fallimento il suo semestre di presidenza. Di fronte alle modifiche richieste da alcuni governi dell’UE e alle minacce di veto annunciate da Italia e Polonia, la presidenza francese è riuscita a confermare gli obiettivi di fondo, cioè la riduzione del 20% delle emissioni di Co2 e l’aumento del 20% dell’efficienza energetica e dei consumi da fonti rinnovabili entro il 2020. Tuttavia, le modalità   per raggiungerli hanno subito profondi cambiamenti rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea, con l’esenzione di fatto di vari settori produttivi in molti Paesi e la possibilità   di rivedere tutto dopo la Conferenza di Copenaghen del dicembre 2009.
Secondo il presidente di turno dell’UE, Nicolas Sarkozy, si è trattato di un «accordo storico» perchà© ha confermato l’impegno unitario dell’UE a favore della salvaguardia ambientale in prospettiva dei negoziati sul post-Kyoto. Il presidente della Commissione europea, Josà© Manuel Barroso, ha invece avvertito che gli obiettivi del pacchetto clima sono «giuridicamente vincolanti», che eventuali violazioni da parte di uno Stato membro sarebbero sanzionate con l’usuale procedura d’infrazione comunitaria e che la «revisione» del sistema dei diritti di emissione dopo la Conferenza ONU di Copenaghen potrà   «solo aumentare la percentuale di emissioni da tagliare entro il 2020, e non ridurla». Il suo ammonimento cerca di calmare gli entusiasmi di quei governi che parlano di «successo» pensando all’ottenuto indebolimento degli impegni a favore dell’ambiente (ogni riferimento al governo italiano non è casuale).
Organizzazioni ambientaliste internazionali quali Climate Action Network Europe, Friends of the Earth, Wwf e Greenpeace sono così deluse dal merito dell’accordo raggiunto dal Consiglio europeo che chiedono all’Europarlamento di non ratificarlo. Ritengono infatti che la direttiva per la riduzione delle emissioni dei settori non regolamentati sia «del tutto incompatibile» con l’obiettivo europeo di mantenere il riscaldamento globale al di sotto di +2°C e aggiungono: «Questo è un giorno buio per la politica climatica dell’Europa. I capi di Stato e di governo europei hanno rinnegato le loro promesse e voltato le spalle agli sforzi globali per combattere i cambiamenti climatici».
Oltre all’accordo sul pacchetto «clima-energia», il Consiglio europeo ha dato il via libera al piano anti-recessione proposto dalla Commissione europea che prevede impegni finanziari equivalenti all’1,5% del PIL dell’UE e ha sbloccato la questione del Trattato di Lisbona, dopo sei mesi di stallo: l’Irlanda si è impegnata a convocare un nuovo referendum dopo quello che nel giugno scorso ha decretato la bocciatura del Trattato, ottenendo in cambio la promessa che il numero dei componenti della Commissione europea resti pari al numero dei Paesi e che sia garantita la non interferenza dell’UE nella sua neutralità   militare, nel diritto di famiglia e nel sistema fiscale.

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