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Franco Chittolina

Franco Chittolina
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Presidente di APICE, ha lavorato per 25 anni a Bruxelles presso le Istituzioni europee (Consiglio dei ministri prima e Commissione poi), impegnandosi per il dialogo tra le Istituzioni comunitarie e la società civile. Dal 2005 lavora in Italia per portare l’Europa sul territorio piemontese, in particolare nella provincia di Cuneo.

Il nuovo che non avanza

Resta desolante il paesaggio della politica italiana. Dopo i tempi del “bunga bunga” in molti avevano sperato che il mandato di governo offerto da Giorgio Napolitano a Mario Monti consentisse di risanare il Paese devastato da troppe stagioni di malgoverno, alla politica di rigenerarsi e ai cittadini italiani di riavvicinarsi con fiducia alle Istituzioni repubblicane. Purtroppo non sta andando così: la vecchia Italia continua a sprofondare nella melma della corruzione, l’economia ad andare di recessione in recessione, il debito pubblico ad ingigantirsi, il welfare a perdere colpi e, anche più grave, i suoi cittadini a sopravvivere rassegnati a un destino che tale non è, ma così sembra sia ormai considerato da molti. Spesso è così che deperiscono e muoiono le democrazie, giorno dopo giorno, quando nessun soprassalto di novità e di discontinuità si manifesta e il vecchio continua ad avanzare.

Italia e Europa raccontate al mondo

Poteva essere la solita liturgia quella dell’intervento all’Assemblea Generale dell’ONU di Mario Monti di mercoledì scorso, limitandosi a discorsi di maniera e evitando temi imbarazzanti. Invece da New York Mario Monti se ne è tornato a casa lasciandovi un’immagine dell’Italia fermamente intenzionata a ritrovare un ruolo e una rinnovata credibilità nel processo di integrazione europea e nel concerto internazionale, decisa a risanare la propria economia e, la propria politica. Non è mancato il richiamo a quanto sta accadendo nella zona euro, oggetto di preoccupazione in molte parti del mondo: Monti ha confermato che un’Europa più unita e più forte è nell’interesse non solo degli europei e ha ricordato le misure già adottate dall’UE, alle prese con la peggiore crisi della sua storia.

A ciascuno la sua Europa

“A ciascuno la sua notte” è il titolo di un romanzo inquieto dello scrittore francese Julien Green: fa venire in mente la notte dell’Europa, diversamente vissuta da ciascuno dei protagonisti della politica italiana.

Nuove luci e vecchie ombre sull’Europa

Dopo mesi e anni di cattive notizie per l’Europa, qualcosa sembra finalmente cambiare. Dopo l’infinito corteo di segnali di crisi e annunci di baratri per l’Europa, gli ultimi giorni hanno registrato più luci che ombre, con eventi che potrebbero cambiare la sorte dell’Unione Europea, frenandone la deriva pessimista, ridando fiato all’euro e incoraggiando le Istituzioni europee a riprendere l’iniziativa: condizione essenziale per rilanciare un’ Europa dei popoli con i cittadini reali protagonisti.

Se l’Europa riparte

Con la decisione del Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea (BCE), l’UE non solo ha tirato un sospiro di sollievo e con essa i Paesi sotto la pressione dello “spread”, ma ha anche ripreso fiato in vista cammino verso la ricostruzione dell’Europa, a cominciare dall’eurozona minacciata dalla crisi dell’euro e dal corto circuito tra i dissesti delle banche e il debito sovrano di alcuni suoi Stati.

Europa, è ora di scoprire le carte

Se agosto per l’Europa non è stato un mese tranquillo, non sarà certo settembre il mese per riposare. Da troppo tempo ormai si vanno accumulando annunci, rinvii, contraddizioni e contrasti perché adesso i nodi non vengano al pettine.

Agosto, l’Europa non va in vacanza

È stato un mese di agosto senza o con poche vacanze, a cominciare dai molti che la crisi ha trattenuto a casa. Hanno dovuto rinunciare o ridurre le loro vacanze anche molti politici, alle prese con le misure di austerità, la lotta contro lo spread e impegnati in manovre politiche e finanziarie. Due gli epicentri della tensione: Germania e Italia.

Il settembre che aspetta l’Europa

Settembre potrebbe essere davvero un mese importante per il nostro futuro e non solo perché con la ripresa delle attività si potrà meglio misurare le prospettive dell’economia europea e le pressioni che su di essa eserciteranno i mercati, ma anche per alcuni appuntamenti istituzionali importanti dai quali, ci auguriamo, venga un messaggio per una nuova Unione sovranazionale.

Gli europei e la loro Europa

Che cosa pensano oggi, dentro una crisi finanziaria e economica che non finisce di finire, i cittadini europei dell’UE, delle sue politiche e della sua moneta unica? Che cosa temono maggiormente per il loro futuro e quale Unione Europea ritengono o si augurano che emerga dalla crisi?

La Banca Centrale Europea protagonista nel contrasto alla crisi

Ci eravamo abituati, negli anni, ad un assetto istituzionale dell’Unione Europea articolato su quattro pilastri: la Commissione Europea, il Parlamento Europeo e la Corte di Giustizia. C’è voluta la crisi finanziaria per portare alla nostra attenzione una più giovane Istituzione: la Banca Centrale Europea (BCE) che dal 1999 ha assunto il compito di vegliare sull’euro per preservarne il potere di acquisto, mantenere la stabilità dei prezzi nell’eurozona e sostenere “le politiche economiche generali nella Comunità al fine di contribuire alla realizzazione dei suoi obiettivi”.

Democrazie europee sotto stress

Molto si è parlato in questi ultimi tempi, e ancora se ne parlerà, del rischio di “contagio” a proposito della crisi finanziaria, dei debiti sovrani, dei “virus” che hanno aggredito le banche di mezzo mondo. Troppo poco si è invece evocato il rischio di contagio che corre la democrazia nel mondo.

Del cattivo uso dei Fondi comunitari

Con le casse vuote o quasi in Italia, sono moltitudine quelli che guardano avidamente alle casse di Bruxelles, a cominciare da quanti all'Europa hanno da sempre prestato scarsa o nulla attenzione. In una Unione nella quale si invoca ossessivamente solidarietà e una maggiore condivisione di risorse finanziarie, non sarebbe male cominciare con il rispettare gli sforzi dei contribuenti e vegliare ad una corretta gestione delle limitate risorse disponibili.

Sveglia, Europa! Si fa tardi

"Schnell frau Merkel", titolava tempo fa a caratteri cubitali il principale quotidiano economico italiano. Dopo le recenti traversie del Consiglio europeo del 29 giugno e il Consiglio dei ministri delle finanze del 9 luglio sarebbe il caso di urlare un titolo analogo e non solo in tedesco: "sbrigati Europa!".

A Bruxelles un Consiglio europeo di svolta?

Molto si è drammatizzato prima del Consiglio europeo dei Capi di Stato e di Governo, tenuto a Bruxelles la settimana scorsa, e molto si commenteranno ancora decisioni e orientamenti che hanno bisogno di tempo per svelare per intero le loro reali conseguenze sul contrasto alla crisi in corso.

Più Europa, ma quale Europa?

Di qua e di là dell’Atlantico si è andata creando un’attesa quasi messianica come se un Consiglio europeo, il venticinquesimo di una serie inconcludente da quando è esplosa la crisi, potesse dopo tanti rinvii consegnare al mondo una nuova Europa, guarita dai suoi molti mali e in grado di rassicurare il pianeta dai rischi che sta correndo e non soltanto per sua responsabilità.

Europa a una svolta

Molti e importanti nella scorsa settimana gli appuntamenti per l’Europa alla vigilia del Consiglio europeo di fine mese, da cui ci si aspetta finalmente decisioni in grado di fare risalire l’Unione Europea dalla pericolosa china nella quale è andata progressivamente scivolando da quando, nel 2008, è esplosa la crisi finanziaria e economica. Alcune prime ma provvisorie buone notizie sono venute dalle elezioni in Francia e in Grecia.

Il centro del mondo è ovunque

E’ una brutta abitudine quella della vecchia Europa di guardarsi l’ombelico e credere di essere al centro del mondo. Non è più vero da molto tempo, soprattutto è del tutto sbagliato oggi, in questo villaggio globale che è il mondo, dove l’Europa rappresenta una regione piccola piccola, economicamente in declino, politicamente quasi irrilevante e demograficamente sempre più vecchia.

E la Francia in Europa?

Da sempre si denunciano le resistenze della Gran Bretagna al cammino dell’integrazione europea, da qualche tempo si è puntato il dito contro l’Italia venuta meno al suo impegno di Paese fondatore dell’UE, in questi ultimi mesi il dito accusatore si è puntato, non senza ragione, sull’ostinazione rigorista della Germania, che rischia di mettere gravemente in crisi la fragile coesione raggiunta tra i 27 Paesi europei. Adesso che la Francia ha compiuto una svolta politica importante, con possibili ricadute significative sul futuro dell’UE, e che il primo turno delle elezioni politiche sembra confermare la svolta presidenziale, vale la pena puntare i riflettori sul ruolo passato e futuro della Francia in Europa.

Giugno caldo per l’Europa

L'estate non sarà tranquilla per l'Unione Europea e i suoi cittadini. Il mese di giugno é iniziato con notizie contrastanti: buona quella in arrivo dall'Irlanda con i risultati del referendum sul «fiscal pact», molto meno buona quella giunta dai mercati con lo «spread» alle stelle in Spagna, seguito a ruota da quello italiano.

La politica e i numeri

Da sempre la politica prova qualche difficoltà a misurarsi con i numeri, preferendo aggrapparsi alle parole. Ne abbiamo avuto ancora una prova all' indomani dell'ultima tornata elettorale nelle parole pronunciate dai partiti a proposito dei numeri usciti dalle urne.

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