Promemoria europeo per un programma di Governo italiano

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Abituati come siamo a guardarci l’ombelico, dimenticando che viviamo in un mondo molto più grande del nostro “amato stivale”, è possibile che ci sia sfuggito quanto accadeva in Europa durante la tumultuosa campagna elettorale scorsa.

Proviamo a ricordare alcuni spunti per il nostro futuro governo suggeriti dal quadro politico ed economico, fuori dai confini italiani, e dalle notizie in provenienza da Bruxelles.
In Bulgaria violenti movimenti di piazza per il caro-bollette hanno fatto saltare il governo in carica, aprendo una stagione di instabilità politica, in attesa di elezioni previste ad aprile. In Grecia la popolazione, ormai allo stremo, è tornata in piazza per chiedere il rispetto di diritti elementari e un ritorno a un minimo di equità. Movimenti di protesta si sono nuovamente manifestati in Spagna mentre sale il malcontento popolare in Portogallo.
Sul versante più propriamente economico sono da segnalare il recente rallentamento dell’economia tedesca, l’aggravamento dei conti pubblici francesi e spagnoli e il declassamento da parte di Moody’s della Gran Bretagna per “crescita bassa e debito in rialzo”.
Gli ottimisti nostrani si saranno detti: “mal comune, mezzo gaudio”, pensando a come va l’Italia, complice anche una dissennata campagna elettorale di quanti hanno fatto di tutto per occultare la realtà e promettere giorni radiosi a un Paese a pezzi.
Per questi ottimisti di bocca buona, e per tutti noi, vale allora la pena rileggere le ultime previsioni economiche dell’UE rese pubbliche giusto alla vigilia delle nostre elezioni, con il contorno di alcune altre informazioni.
Da Bruxelles ci dicono che le prospettive di ripresa per l’eurozona sono rinviate al 2014, la disoccupazione rimarrà per i prossimi due anni sopra la soglia del 12%, il debito pubblico medio stazionerà attorno al 95% del PIL e il deficit starà poco al di sotto del 3%.
Si tratta di medie che nascondono molte differenze: con la previsione per Germania di una crescita del 2% nel 2014, seguita a ruota dalla Francia, mentre l’Italia riuscirà appena allora – nella migliore delle ipotesi – a uscire dalla recessione.
Non va meglio sul fronte della disoccupazione: l’Italia nel 2014 raggiungerà la soglia del 12% (tradotto: 3 milioni senza lavoro), più del doppio di quanto previsto per la Germania, né c’è da rallegrarsi per il debito pubblico, previsto nel 2014 per l’Italia sopra il 127% del PIL, per la Francia al 95% e per la Germania appena sopra il 78%. Purtroppo va anche peggio quanto al rischio povertà che cresce in Europa, e di più in Italia, in particolare per i minori di 18 anni: ne sono vittima il 32,3% di ragazzi italiani rispetto al 27% della media europea, collocando il nostro Paese a metà strada tra la Bulgaria (52%) e i Paesi scandinavi (16%).
Numeri aridi ma che disegnano una mappa da brivido, aggravata dalla notizia giunta dalla Banca Centrale Europea che ci ha fatto sapere di aver acquistato nello scorso anno ben 103 miliardi di euro del debito pubblico italiano, sottintendendo che non potrà continuare all’infinito su questa strada.
Proviamo a concludere con qualche buona notizia:la Germania apre uno spiraglio all’accoglienza nell’UE della Turchia, la Tobin tax per un primo timido contrasto alla speculazione finanziaria diventerà operativa dal prossimo mese, il Parlamento europeo sembra orientato a rifiutare il misero “Bilancio UE 2014-2020”, giudicato del tutto inadeguato per promuovere sviluppo e occupazione e la Commissione europea ha invitato i governi UE a dare priorità agli investimenti sociali per la crescita e la coesione e a modernizzare i loro sistemi di protezione sociale. C’è da sperare che se ne ricordi quando dovrà monitorare i bilanci nazionali.
Se sono rose fioriranno, anche se adesso sembrano prevalere di gran lunga le spine: quelle stesse che dovrà affrontare da subito il nuovo governo italiano se vorrà tenere in linea di galleggiamento l’Italia, ancorandola all’Europa.

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