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Adriana Longoni

Adriana Longoni
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Tra i fondatori di APICE e a lungo vicepresidente, ha lavorato per molti anni nelle Istituzioni europee coordinando i progetti nell'ambito della cooperazione allo sviluppo e della politica di vicinato, in Guinea Conakry prima e in Caucaso poi. Gestisce l’Antenna di Bruxelles dell’Associazione.

Quando con l’Iran vince la diplomazia

L‘accordo intervenuto a Ginevra il 24 novembre tra l’Iran e il Gruppo dei “5+1” (i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU – Cina, Stati Uniti, Russia, Francia e Gran Bretagna – e la Germania) è stato salutato, soprattutto nel campo occidentale, come una grande vittoria della diplomazia e come un primo importante passo per il futuro dei negoziati.

Guerra in Mali e guerra all’informazione

È improvvisamente tornata sotto i riflettori una guerra che sembrava finita e  dimenticata. La barbara uccisione di due giornalisti francesi, Ghislaine Dupont e Claude Verlon, avvenuta a Kidal, nel Nord del Mali, il 2 Novembre scorso, ci ha ricordato che in quella regione la guerra non è soltanto tuttora in corso, ma, con quell'assassinio, è entrata probabilmente in una nuova e più complessa fase.

Nuove prospettive di negoziato con la Turchia

Con la presentazione dei rapporti della Commissione europea, lo scorso 16 ottobre, sui Paesi candidati all’adesione e il conseguente accordo in seno al Consiglio dei Ministri, si sono riaccese, dopo tre anni di silenzio, le prospettive di negoziato con la Turchia.

Prospettive d’adesione all’UE per i Paesi dei Balcani

La Commissione europea ha presentato il 17 ottobre scorso le relazioni annuali sui futuri allargamenti dell’Unione Europea e le Strategie di negoziato per il 2014. Analizzando l’evoluzione politica ed economica di ciascun Paese, la Commissione raccomanda, in particolare per quanto riguarda i Paesi dei Balcani, di concedere all’Albania lo statuto di Paese candidato all’adesione e ripropone di avviare i negoziati con l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia.

Il Premio Sacharov del PE a Malala Yusafzai

Già candidata al Premio Nobel per la pace, Malala è stata l’incontestata vincitrice del Premio Sacharov 2013 del Parlamento europeo. Malala non è diventata soltanto un simbolo per la difesa dei diritti fondamentali, ma anche una voce per quella parte di Pakistan che, molto discretamente, si oppone alla deriva talebana e fondamentalista e spera nella democrazia.

Turchia: la democrazia di Erdogan

Si sono apparentemente calmate le proteste che hanno scosso, come una vampata, la Turchia durante lo scorso mese di giugno. Partite da Istanbul in risposta ad un ennesimo piano edilizio che avrebbe sacrificato l’emblematico Gezi Park, le proteste si erano estese ad altre città, come Ankara o Izmir. Segno di una società in movimento, alla ricerca di un complesso equilibrio fra democrazia, islamismo, rispetto delle minoranze etnico-religiose e, da un punto di vista geopolitico, fra Oriente ed Occidente.

Iran e Siria all’ONU

Dopo le parole di apertura e di dialogo con l’Occidente pronunciate dal nuovo Presidente iraniano Hassan Rohani e la liberazione di difensori dei diritti umani a Teheran, grande era l’attesa per il discorso e per i possibili incontri che lo stesso Presidente avrebbe tenuto e avuto all’Assemblea Generale dell’ONU, conclusasi la settimana scorsa.

Toni di distensione dall’Iran

Il nuovo Presidente dell’Iran eletto nel giugno scorso, Hassan Rohani, usa decisamente toni diversi da quelli a cui ci aveva abituato il suo predecessore...

Tra Siria e Iraq

Il Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki Moon ha presentato il 16 settembre al Consiglio di Sicurezza il rapporto degli esperti sull’utilizzo di armi chimiche in Siria, confermando che nella tragedia consumatasi il 21 agosto alla periferia di Damasco vi sono ormai prove inconfutabili dell’uso di missili terra-terra contenenti gas sarin.

Spiragli di pace sulla Siria

I venti di guerra e di un intervento militare da parte degli Stati Uniti in Siria sembrano attenuarsi dopo la proposta della Russia, accolta ora anche da Bachar al Assad, di consegnare alla sorveglianza internazionale l’arsenale di armi chimiche siriano e la sua distruzione. Una proposta giunta quasi in extremis e alla vigilia di un voto al Congresso americano.

La linea rossa della pace

I toni di guerra e di un imminente intervento militare in Siria che hanno echeggiato negli ultimi giorni si stanno affievolendo di fronte alle richieste, da parte dei principali leader coinvolti, di approvazioni parlamentari e ad una crescente esigenza di riflessione su alternative che conducano alla pace attraverso nuove iniziative politiche e diplomatiche.

Venti di guerra sulla Siria

Dopo il sospetto utilizzo di armi chimiche da parte del regime di Bachar al Assad, sono state definitivamente superate tutte le linee rosse oltre le quali la comunità internazionale non può più concedersi il lungo e tragico ritornello dell’indignazione. Gli Stati Uniti, appoggiati da una coalizione di altri Paesi, stanno pensando e preparando una risposta militare a questo massacro siriano che dura ormai da più di due anni e mezzo, in cui si contano a migliaia le vittime, a centinaia di migliaia i profughi nei Paesi vicini, Turchia e Giordania.

L’Egitto nella morsa della violenza

La destituzione del Presidente Mohamed Morsi il 3 luglio scorso da parte dell’esercito ha portato a vive manifestazioni di protesta da parte della Fratellanza musulmana e dei suoi sostenitori nonché a una conseguente violenta repressione che ha lasciato sul terreno, in pochi giorni, centinaia di vittime.

Ancora sangue sulle Primavere arabe

In Egitto é stato un fine settimana che si è concluso in un bagno di sangue, che ha fatto più di 70 vittime e un numero elevatissimo di feriti. All'Egitto, in questo grave momento, sta guardando in particolare la Tunisia, scossa anch'essa, il 25 luglio scorso, dal secondo assassinio di un oppositore politico, Mohamed Brahmi.

L’Unione Europea e i confini di Israele

Il 30 giugno scorso l’Unione Europea ha adottato e introdotto nelle sue relazioni con Israele elementi che precisano i limiti territoriali ai quali si applica la loro cooperazione. Forse qualcosa si sta muovendo, non foss’altro che per la posizione più precisa dell’ Europa nei confronti dei rapporti Israelo-palestinesi, che delinea, attraverso una politica di cooperazione, i limiti e le linee entro i quali tale cooperazione potrà svolgersi. Un dilemma non da poco per Israele e un elemento di chiarezza per un futuro processo di pace.

L’Egitto sul bordo del baratro

Il malcontento e le proteste della popolazione non si sono mai sopiti, segnando ora con la violenza, ora con l’incertezza la storia di questa sofferta Primavera araba egiziana. In queste ultime settimane la situazione è precipitata ed è diventata esplosiva, quasi da guerra civile.

L’Europa nei Balcani

Il primo luglio 2013 la Croazia è diventata il 28mo Stato membro dell’Unione Europea. Una data importante nel processo di allargamento se si considera che solo vent’anni fa, la Croazia era nel cuore del conflitto balcanico che ha consacrato la fine della Jugoslavia e la nascita, nel dolore e nell’odio, di Stati indipendenti e sovrani. Un conflitto che ha lasciato, su memorie tenaci, profonde ferite non ancora del tutto al riparo da inquietanti tentazioni nazionaliste o da pericolose divisioni etnico-religiose.

La Turchia, ponte fra Asia e Europa

Le rivolte non ancora sopite a Piazza Taksim e nel resto della Turchia, hanno riportato l’attenzione anche sui rapporti del Paese con l’Unione Europea. I toni si sono accesi in questi ultimi giorni con dichiarazioni diplomaticamente inopportune da parte della Turchia a fronte di legittime dichiarazioni di inquietudine da parte del Parlamento Europeo e di altri responsabili politici europei sulla violenza delle risposte date alle manifestazioni.

L’Iran vota per la moderazione

Con le elezioni presidenziali in Iran del 14 giugno scorso si è conclusa, dopo otto anni, la Presidenza di Mahamoud Ahmadinejad e si apre quella di Hassan Rohani, unico candidato che rappresenta una corrente, se non proprio riformista, senz’altro conservatrice moderata. Il prossimo futuro ci dirà se la sua elezione sarà servita solo ad allentare temporaneamente le forti tensioni interne ed esterne al Paese o se, come vorremmo sperare, è l’inizio di un cambiamento e di una nuova stagione di apertura e di futuro dialogo.

I venti della contestazione anche in Turchia

Soffiano ormai da dieci giorni sulla Turchia i venti della contestazione. Nati con l’annuncio dell’ennesimo grande progetto immobiliare ad Istanbul che prevedeva il sacrificio del famoso Parco Gezi e l’abbattimento di 600 alberi secolari, i venti si sono velocemente propagati su quasi tutto il Paese, raccogliendo al loro passaggio le varie anime di un’opposizione al Governo del Primo Ministro Recep Erdogan e al suo partito di ispirazione islamica AKP (Giustizia e Sviluppo).

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