«La crisi del giornalismo rischia di divenire un serio problema per la democrazia in Europa. In questi tempi difficili, è necessario che i giornalisti possano svolgere il loro ruolo fondamentale di osservatori e reporter indipendenti» ha dichiarato il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg, in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa (3 maggio).
«Il panorama mediatico sta cambiando a un ritmo senza precedenti» ha sottolineato Hammarberg, osservando le forti concentrazioni editoriali, le chiusure di testate, i ridimensionamenti delle redazioni e contemporaneamente la mole sempre maggiore di informazioni sul web. «Il mercato dei media è in rapida crescita, ma offre un copertura sempre più superficiale – secondo il commissario del Consiglio d’Europa -. Gli standard giornalistici sono in declino e con essi il ruolo di bilanciamento e controllo che i media svolgono nelle società democratiche».
La libertà di stampa, ha sottolineato il Consiglio d’Europa, deriva dal diritto fondamentale alla libertà di espressione, sancito nell’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza alcuna ingerenza da parte delle pubbliche autorità . In occasione del 60° anniversario della Convenzione, per tutto il 2010 il Consiglio d’Europa ha deciso di porre l’accento sulla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo e sul contributo di quest’ultima al rafforzamento della libertà di espressione e della libertà di stampa.
Libertà di stampa che è in peggioramento a livello globale per l’ottavo anno consecutivo, secondo il Rapporto annuale pubblicato da Freedom House, e che per quanto riguarda l’Europa segnala ai primi posti della classifica mondiale i Paesi scandinavi Finlandia, Norvegia e Svezia cui si è avvicinata l’Islanda, dov’è stata proprio una campagna di stampa a far emergere nei mesi scorsi la difficile situazione dei conti pubblici. Seguono Danimarca, Belgio e Lussemburgo, buone prestazioni anche per Paesi Bassi e Irlanda seguiti a breve distanza da Germania e Portogallo. Tutt’altro invece per l’Italia, secondo l’analisi dell’organizzazione statunitense, che nella classifica europea (Europa occidentale) della libertà di stampa si piazza al 24° posto e il cui status è definito «parzialmente libero», tra gli Stati membri dell’UE precede solo Bulgaria e Romania e nella classifica mondiale si situa addirittura al 72° posto insieme a Benin, Hong Kong e India.
Secondo il Rapporto, l’Italia resta il Paese dell’Europa occidentale con il più alto tasso di concentrazione dei mezzi di comunicazione, caratterizzata dalla «censura di ogni contenuto critico da parte della televisione di Stato» e da «interferenze politiche» che «si intrecciano alla possibilità di promuovere leggi a detrimento della diffusione di notizie».