Pubblicata la Relazione annuale sull’occupazione nell’UE

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La situazione occupazionale nell’UE è in netto miglioramento, con circa 6,5 milioni di nuovi posti di lavoro creati nell’ultimo biennio e un tasso di disoccupazione al livello più basso degli ultimi 20 anni, ma si tratta di un miglioramento diseguale.
Secondo la Relazione comune sull’occupazione, presentata dalla Commissione europea e che sarà   adottata il 29 febbraio prossimo dai ministri del Lavoro, alcune regioni europee e certi gruppi sociali hanno infatti beneficiato in misura minore di questa tendenza positiva: si tratta delle persone scarsamente qualificate, di quelle con disabilità   e degli immigrati, tutte persone che si trovano ancora in situazioni occupazionali problematiche.
Resta rilevante anche il problema generazionale: la disoccupazione giovanile presenta un tasso medio ancora elevatissimo, del 17,4%. La riduzione registrata nell’ultimo anno è stata causata essenzialmente dalle diminuzioni avvenute in un numero ristretto di Paesi dell’UE (Polonia, Bulgaria, Lituania, Paesi Bassi e Spagna). In molti altri Stati membri, invece, il tasso di disoccupazione è aumentato a partire dal 2004 e nel complesso i giovani hanno una probabilità   doppia di restare disoccupati rispetto alla forza lavoro nel suo complesso.
Un altro problema riguarda la presenza nell’UE di ampie sacche di disagio, con l’8% dei lavoratori che vive in povertà  , mentre «non decolla» la formazione permanente. Rispetto al rapporto tra flessibilità   del mercato del lavoro e sicurezza dell’occupazione, poi, circa la metà   degli Stati membri ha sviluppato o sta sviluppando strategie d’insieme ma finora i risultati raggiunti per quanto concerne le componenti specifiche della flexicurity «appaiono meno positivi», osserva la Relazione.
A fronte di indubbi miglioramenti, quali un tasso di occupazione al 66% (vicino all’obiettivo del 70%), un tasso di occupazione dei lavoratori anziani del 43,5% (l’obiettivo è il 50%) e un’occupazione femminile al 57,2% (l’obiettivo è il 60%), l’UE non ha ancora raggiunto gli obiettivi occupazionali fissati per il 2010, sottolinea la Relazione, e l’attuale tasso di occupazione implica che si dovranno creare altri 20 milioni di posti di lavoro entro il 2010 se si vuole raggiungere l’obiettivo prefissato.
La Commissione individua alcuni problemi principali: l’eccessiva segmentazione del mercato del lavoro; riforme dei sistemi di sicurezza sociale che si sono limitate tendenzialmente a riforme pensionistiche; politiche attive del mercato del lavoro che dal 2000 hanno registrato un calo della spesa sia in termini di quota del PIL sia per lavoratore; una partecipazione alla formazione permanente che nel biennio 2005-2006 non è praticamente aumentata.

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