La crisi di governo che si è aperta nella Repubblica Ceca «non minaccerà la presidenza di turno dell’UE» ha dichiarato il primo ministro ceco, Mirek Topolanek, intervenendo al Parlamento europeo all’indomani del voto espresso dal Parlamento ceco che ha sfiduciato il suo governo.
La situazione venutasi a creare ai vertici dell’UE è singolare, dopo che una mozione di sfiducia presentata dall’opposizione socialdemocratica ceca ha fatto cadere il governo conservatore che detiene la presidenza di turno dell’UE nel primo semestre 2009. Oltre all’opposizione di socialdemocratici (Cssd) e comunisti (Kscm), che assieme hanno 97 voti, hanno votato la mozione di sfiducia anche quattro deputati della coalizione di governo.
Il leader dell’opposizione ceca, Jiri Paroubek, ha dichiarato di essere disposto a far rimanere in carica il governo fino a luglio, cioè sino alla fine del semestre europeo, a patto che il ministro degli Interni Ivan Langer lasci l’incarico. Quindi ha chiarito che preferirebbe «un governo di tecnici» e ha chiesto «elezioni anticipate in autunno o in primavera».
Topolanek resterà in carica fino a quando il presidente della Repubblica Ceca, Vaclav Klaus (noto per le sue posizioni euroscettiche), non nominerà un nuovo esecutivo o indirà elezioni anticipate. La procedura prevede che il presidente ceco, dopo aver accettato le dimissioni dell’esecutivo, accerti se la squadra di governo puಠrimanere fino al conferimento dell’incarico a un nuovo premier. A questa fase seguiranno consultazioni e negoziati.
Resta il fatto che in una situazione internazionale difficile per la diffusa crisi economica e alla vigilia di importanti Vertici in cui si negozieranno la riforma della governance globale, oltre a decisioni importanti in politica internazionale, l’UE si trova a essere rappresentata da un presidente di turno sfiduciato dal Parlamento nazionale e che finora non ha di fatto ricevuto grossi consensi tra gli altri 26 Stati membri.
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