Liberate le infermiere bulgare

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L’Unione europea e la Libia hanno posto fine il 24 luglio scorso a uno dei casi giudiziari più difficili degli ultimi anni: dopo lunghi processi e trattative internazionali, si è giunti all’attesa liberazione e al rimpatrio delle cinque infermiere bulgare e del medico palestinese arrestati otto anni fa dalle autorità   libiche con l’accusa di aver volontariamente infettato con il virus dell’AIDS più di quattrocento bambini nell’ospedale di Bengasi presso il quale lavoravano. La condanna alla pena capitale dei sei operatori sanitariaveva suscitato le reazioni di tutto il mondo:numerosi esperti di fama internazionale avevano cercato invano di dimostrare l’infondatezza delle accuse. La commissaria europea alle relazioni esterne, Benita Ferrero-Waldner, ha salutato la soluzione della controversia come “l’inizio di una nuova era per le relazioni tra l’UE e la Libia”. La Waldner ha spiegato inoltre che il rilascio delle infermiere e del medico è stata la condizione principale per la normalizzazione dei rapporti diplomatici, politici ed economici con il Paese nordafricano. Inoltre, commentando il felice esito della vicenda che aveva coinvolto le infermiere bulgare, il vicepresidente della Commissione europea, Frattini, in una nota al governo libico, propone una più intensa cooperazione Ue-Libia nel settore dell’immigrazione “soprattutto in considerazione della posizione geograficamente e politicamente strategica della Libia”.
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