L’Unione europea è minacciata dal deficit demografico. La popolazione europea è in netto calo, si prevede che nel 2050 oltre un europeo su dieci avrà più di 80 anni e l’età media salirà a 49 anni, uno dei motivi per cui si prevedono per quell’anno circa 40 milioni di immigrati nell’UE.
Il monito sulla necessità di affrontare urgentemente la sfida demografica giunge dal Parlamento europeo, che sulla base di vari studi pubblicati nell’ultimo anno propone di intensificare il dibattito in materia.
Cento anni fa, ricorda l’Europarlamento, la popolazione europea costituiva il 15% dell’intera popolazione mondiale, una proporzione che si invertirà di tre volte entro il 2050 anche perchà© la crescita demografica dei Paesi in via di sviluppo rappresenta oltre il 95% dell’intera crescita mondiale.
Inoltre, il tasso medio di fertilità nell’UE è di 1,52, livello inferiore al limite necessario per ricostituire la popolazione. Mentre oggi per ogni quattro persone che lavorano ne corrisponde una over 65, nel 2050 tale rapporto scenderà a due a uno.
Una società più anziana richiederà più cure e uno sforzo finanziario maggiore, influenzando il dinamismo economico e l’innovazione con una perdita di crescita potenziale del PIL europeo stimata attorno all’1,2% fra il 2031 e il 2050.
Uno dei possibili rimedi è l’immigrazione, ma non sarà sufficiente: secondo uno studio elaborato dal Comitato di consulenza delle Politiche Economiche in vista del prossimo incontro dei ministri delle Finanze europei, l’immigrazione verso i 27 Stati membri dell’UE raggiungerà i 40 milioni di persone nel 2050, ma il numero di persone che lavorano calerà ancora, a meno che individui che al momento sono classificati come inattivi entrino nel mercato del lavoro e quelli che lavorano già lo facciano più a lungo. L’immigrazione dunque, oltre a implicare un notevole impegno per il necessario equilibrio sociale (come si è constatato negli ultimi giorni in Italia) bilancerà solo parzialmente e nel breve periodo l’impatto negativo dell’invecchiamento nell’UE.