Evitare la corsa ai sussidi di Stato

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Il continuo ricorso a sussidi generalizzati per fronteggiare la recessione sarebbe «un disastro» secondo la commissaria europea alla Concorrenza, Neelie Kroes, la quale ritiene che per fornire rapidamente aiuti alle imprese siano sufficienti le norme attuali e non se ne debbano creare di nuove.
La Commissione europea intende infatti porre un limite alle numerose richieste di sussidi anti-recessione giustificate in blocco dalla sospensione di fatto delle norme sugli aiuti di Stato. Va dunque fermata la corsa al sussidio «come via per fronteggiare problemi causati da sussidi concessi in un altro Stato» osserva Kroes, secondo la quale c’è invece bisogno «di una risposta europea e non di una serie divergente di risposte nazionali».
Già   oggi, sottolinea la commissaria europea alla Concorrenza, le norme europee permettono varie forme di interventi: aiuti per aumentare la produttività   (ricerca e sviluppo), per l’accesso delle piccole e medie imprese (PMI) al capitale di rischio, per gestire la transizione e minimizzare i costi sociali delle ristrutturazioni, per ristrutturazioni di aziende in difficoltà  , per formazione professionale e training, protezione ambientale, regioni svantaggiate, imprenditoria femminile, innovazione. Sono previste esenzioni che permettono di concedere almeno 26 diverse tipologie di aiuto, misure tra l’altro non limitate alle imprese minori: «Sono permessi aiuti di Stato per sviluppare nuove tecnologie comprese quelle che riducono le emissioni di CO2 oltre le disposizioni legali dell’UE, cosa di particolare interesse per i produttori auto» osserva Kroes.
Sottolineando come l’attuale sistema permetta già   ai governi di intervenire evitando «guerre dei sussidi e spesa inefficiente», la commissaria europea smentisce fermamente l’idea avanzata da alcuni governi europei secondo cui il sostegno temporaneo e totalmente flessibile alle banche in difficoltà   implicava l’accantonamento dei principi di concorrenza. Secondo la responsabile europea per la Concorrenza, invece, per le banche non deve essere previsto un «assegno in bianco», gli aiuti per il salvataggio devono essere limitari e il settore bancario deve partecipare allo sforzo pubblico».

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