Europarlamento: più impegno sui diritti umani nel mondo

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«Una forte ed efficace politica dell’UE in materia di diritti umani garantisce una maggiore coerenza fra le politiche interne ed esterne», questo il messaggio lanciato dal Parlamento Europeo con la proposta di Relazione sui diritti umani nel mondo, la prima redatta dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona.
Gli eurodeputati ritengono che l’adesione dell’UE alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) sia «l’occasione per dimostrare il suo impegno nella difesa dei diritti dell’uomo all’interno e all’esterno delle sue frontiere», accolgono con favore la revisione di tutti gli strumenti dell’UE nel campo dei diritti umani, come annunciato dall’Alto rappresentante Catherine Ashton, e sottolineano che il Parlamento Europeo deve essere «pienamente coinvolto nel processo di consultazione». Inoltre, i deputati europei vogliono assicurarsi che l’Alto rappresentante mantenga il suo impegno in materia di integrazione dei diritti umani in tutta l’azione esterna dell’UE, inclusa la difesa, lo sviluppo e la politica commerciale.
Tra le priorità   indicate dall’Europarlamento nella Relazione c’è la moratoria globale sulla pena di morte, con sollecitazione in questo senso alla Bielorussia rimasto l’unico Paese europeo che continua ad applicare la pena capitale, nonchà© la richiesta alle autorità   iraniane di adottare una legge che vieti «in modo inequivocabile» la lapidazione come punizione legale in quanto «forma più barbara della pena di morte». Altra priorità   riguarda la Corte Penale Internazionale (CPI): attualmente ne hanno firmato lo Statuto 114 Paesi, ma un efficace sistema di giustizia internazionale richiede che sia il maggior numero possibile di Stati a firmarlo, per questo l’Europarlamento ritiene che la cooperazione con la CPI dovrebbe essere aumentata nel corso dei negoziati di allargamento dell’UE.
In merito alle violenze contro donne e bambini, la Relazione invita l’UE e i suoi Stati membri a utilizzare tutti i mezzi politici a disposizione per indurre le Nazioni Unite a adottare rapidamente una risoluzione per una moratoria mondiale sulle mutilazioni genitali femminili e per fermare l’uso dello stupro come strumento di guerra (ancora ricorrente ad esempio in Congo). Gli eurodeputati esprimono poi grave preoccupazione per i circa 215 milioni di bambini vittime del lavoro minorile, di cui tre quarti impiegati nelle sue forme peggiori (secondo stime dell’ILO), e per i milioni di bambini ancora vittime di stupro, violenza domestica, abuso fisico psicologico e sessuale, compreso lo sfruttamento sessuale ed economico.
Secondo l’Europarlamento, clausole sui diritti umani e la democrazia devono essere introdotte in tutti gli accordi internazionali tra l’UE e i Paesi terzi, clausole che necessitano di chiari ed efficaci meccanismi di esecuzione.
La Relazione fa un accenno anche alla situazione di Guantà ¡namo: nonostante il presidente degli Stati Uniti abbia deciso di chiudere il campo di detenzione «questa decisione non è stata pienamente attuata», osserva l’Europarlamento invitando i Paesi dell’UE ad aiutare gli Stati Uniti con la concessione dello status di rifugiato per ex detenuti che non sono accusati di crimini e non possono essere rimpatriati o reinsediati negli Stati Uniti. Ad oggi, infatti, solo 11 Stati membri dell’UE (Germania, Irlanda, Slovacchia, Danimarca, Regno Unito, Spagna, Portogallo, Belgio, Francia, Ungheria e Italia) hanno convenuto di tenere i detenuti.
Va ricordato che la Relazione del Parlamento Europeo, adottata dalla commissione Affari esteri, è una risposta alla Relazione sui diritti umani e la democrazia nel mondo presentata dall’Alto rappresentante dell’UE, Catherine Ashton, alla plenaria del giugno scorso.

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