«Europa: così lontana, così vicina»

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Cronaca di un viaggio alla scoperta dei «palazzi di Bruxelles»

BruxellesAvvicinare l’Europa ai cittadini e i cittadini all’Europa è diventato ormai un imperativo per Bruxelles: le istituzioni europee sono infatti percepite ancora come «troppo distanti» dai cittadini europei e le loro decisioni sono di conseguenza considerate antidemocratiche e «imposte dall’alto».
Proprio per questo l’Associazione APICE (Associazione per l’Incontro delle Culture in Europa) ha fatto della sua mission il portare l’Europa «un po’ più vicina» ai cittadini, realizzando da anni una serie di progetti di «pedagogia alfabetizzatrice»sulle tematiche comunitarie.
Tra questi, il Progetto GrandaEuropa, realizzato in collaborazione con la Commissione europea e con alcune amministrazioni comunali dell’area Cuneese (Cuneo, Unione del Fossanese, Savigliano, Boves), che ha visto uno dei suoi momenti centrali nella realizzazione di un viaggio di istruzione e formazione nella capitale belga e a Strasburgo (una delle sedi del Parlamento europeo) per scoprire cosa si annida all’interno dei palazzi di Bruxelles.
Il viaggio, della durata di 5 giorni (dal 22 al 26 novembre), ha visto la partecipazione di un gruppo di 40 persone dalla composizione decisamente eterogenea: una quindicina di studenti dell’ultimo anno della scuola superiore provenienti all’Istituto Eula di Savigliano, accompagnati da una professoressa, altri docenti di istituti di istruzione superiore dell’area cuneese (Cuneo, Fossano), nonchà© la preside dell’istituto scolastico di Chiusa Pesio, la cui scuola partecipa a un altro dei Progetti di APICE, il Progetto Animazione europea per il Piemonte. Erano inoltre presenti alcuni esponenti della società   civile organizzata e giornalisti della Provincia Granda, nonchà© una nutrita rappresentanza dello staff di Apice, che ha anche organizzato e «diretto i lavori».
Nel corso della permanenza a Bruxelles i partecipanti sono stati condotti a «conoscere un po’ più da vicino» la realtà   comunitaria, con incontri con Europarlamentari, funzionari della Commissione europea e di varie agenzie comunitarie.
Particolarmente significativi sono stati l’incontro con l’Eurodeputato dell’Alleanza dei Democratici e Liberali d’Europa, Patrizia Toia, che ci ha descritto la sua attività   di parlamentare a Bruxelles, quindi lontano dal suo collegio elettorale, come una sfida sempre nuova e eccitante, e quello con il deputato belga Pierre Jonckeer che ci ha accolti con grande disponibilità  , raccontandoci, in un perfetto italiano, il suo lavoro all’interno della Commissione parlamentare per il mercato interno.
Inoltre, il magistrato Alberto Perduca, dell’Agenzia europea per il controllo delle frodi comunitarie ci ha spiegato come sia difficile l’interazione tra la dimensione nazionale e quella comunitaria nel controllo delle frodi, mentre Andrea Pierucci, che ha introdotto le due giornate, ha comunicato al gruppo il suo entusiasmo: quella dei funzionari, in fondo, non è un’attività   monotona o ripetitiva, ma richiede una forte dose di passione e convinzione nella «causa comunitaria».
Per studenti e professori è risultato poi molto utile il confronto con il funzionario Ettore Deodato, che lavora alla Direzione Generale Istruzione e Cultura, che ha spiegato in maniera chiara ed esaustiva quali siano le politiche comunitarie in materia di educazione, e l’incontro e confronto con gli studenti della Scuola Europea, un istituto privato che accoglie i figli dei funzionari delle istituzioni comunitarie.
Probabilmente perಠil momento più significativo si è avuto quando siamo entrati nell’emiciclo che ospita le sedute plenarie del Parlamento europeo e, seduti nella parte della sala destinata al pubblico, abbiamo immaginato eurodeputati belgi, estoni, italiani e maltesi seduti fianco a fianco, che discutono animatamente una proposta legislativa, con gli interpreti nelle cabine che lavorano febbrilmente alla traduzione.
Anche per chi, come me, che ormai da tempo lavora nel settore e ha fatto dell’Europa il centro della propria esperienza lavorativa, è sempre bello tornare a Bruxelles per respirare a pieni polmoni lo spirito comunitario e avvertire sulla pelle tutta l’eccitazione e il fermento che si nasconde all’interno di palazzoni in vetro dall’aria fredda e a volte tetra (merito anche del «grigio bruxellese»), ma in cui, dietro agli apparenti calmi corridoi, si nasconde una vivace attività   e soprattutto si tocca con mano il senso della multiculturalità   e dell’incontro tra nazioni»unite nella diversità  ».
Ancor più bello è stato fare quest’esperienza con un gruppo misto, di giovani e adulti, ciascuno con la propria percezione dell’Europa, a volte più forte, a volte molto lontana: dopo un lungo viaggio di 17 ore, che ci ha fatto temere che Bruxelles, oltre che lontana, fosse davvero irraggiungibile, nel corso delle giornate trascorse insieme abbiamo potuto capire che, per quanto possa sembrare distante, la realtà   delle istituzioni comunitarie è anche una realtà   aperta e disponibile al confronto. Sta dunque anche ai suoi cittadini il compito di «andarla a cercare» per scoprirne i segreti, sfatare falsi miti e soprattutto coglierne le differenze e peculiarità   che contribuiscono a «insaporire la torta europea».
Insomma, Bruxelles rimarrà   a detta di molti una città   grigia e lontana, ma io credo che, più delle pallide luci dei lampioni di Rue Wiertz e Avenue Louise, ad illuminare questa città   sia soprattutto l’entusiasmo dei funzionari che lavorano nelle istituzioni comunitarie e che credono nella loro attività   ed ancor più la consapevolezza che, se dall’Italia abbiamo spesso un’immagine di un’Europa che litiga, qui a Bruxelles si capisce anche come l’Unione europea sia anzitutto una realtà   che dialoga, in un meraviglioso esperanto fatto di 20 e più lingue ufficiali.

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