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Adriana Longoni

Adriana Longoni
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Tra i fondatori di APICE e a lungo vicepresidente, ha lavorato per molti anni nelle Istituzioni europee coordinando i progetti nell'ambito della cooperazione allo sviluppo e della politica di vicinato, in Guinea Conakry prima e in Caucaso poi. Gestisce l’Antenna di Bruxelles dell’Associazione.

Fuochi incrociati sul Medio Oriente

Con gli attacchi aerei russi in Siria, iniziati una settimana fa, gli scenari politici stanno rapidamente e pericolosamente cambiando, mettendo in ulteriore evidenza quanto il Medio Oriente sia ormai diventato un teatro di guerra dai molteplici e intricati interessi a livello regionale e internazionale.

Guerra e pace con Bachar al-Assad

Più di quattro anni di guerra, circa 250 mila vittime e 4 milioni di persone fuggite dal Paese sono i numeri impressionanti della guerra in Siria iniziata nel marzo 2011.

Le guerre in Siria

Sono più di quattro anni che la guerra siriana, nella sua costante e tragica evoluzione, contribuisce a sconvolgere gli equilibri geopolitici, geografici, economici e soprattutto umani del Medio Oriente.

La grande faglia dell’Europa

Sono trascorsi solo alcuni giorni fra il discorso sull’Unione, pronunciato da Jean-Claude Juncker davanti al Parlamento Europeo a Strasburgo, e la riunione dei ministri degli Interni tenutasi a Bruxelles lo scorso lunedì 14 settembre. Solo pochi giorni che hanno rimesso in evidenza la profonda spaccatura creatasi non solo fra gli Stati membri dell’Unione ma anche fra questi, la Commissione e il Parlamento europeo.

Le migrazioni cambieranno l’Europa

Stanno per concludersi le rituali vacanze estive, un periodo di riposo e di svaghi che sembra mettere in sospeso o fra parentesi il quotidiano incalzare dell’attualità politica nel nostro Paese, in Europa e nel mondo. Eppure, in questo periodo di normale e generale distrazione, l’attualità non si è concessa pause e ha continuato a tessere le sue inquietanti tele.

I numeri della solidarietà

Non è stato certo un appuntamento di rilevante importanza politica per il futuro quello che si sono dati i 28 Paesi dell’Unione Europea il 20 luglio scorso per decidere la spartizione di circa 40.000 richiedenti asilo e il reinsediamento di altri 20.000 rifugiati in altri Paesi terzi. Si trattava infatti di rispondere alle proposte formulate dalla Commissione Europea nel maggio scorso, dopo l’ennesima tragedia di profughi, consumatasi nel Mar Mediterraneo nel tentativo di raggiungere le coste dell’Italia e della Grecia.

Accordo con l’Iran: una speranza di pace

Sono stati prolungati di oltre due settimane i negoziati per raggiungere un accordo sul nucleare iraniano. Definito da gran parte della comunità internazionale come "storico ", l'accordo concluso a Vienna fra Iran e il Gruppo dei Cinque + uno (Stati uniti, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna + Germania) è senz'altro destinato ad aprire un nuovo capitolo nelle relazioni internazionali.

Migranti in Europa: tra quote e muri

Dopo molte ore di discussioni al Consiglio europeo del 25 giugno scorso, dove si sono intrecciate alcune delle significative crisi che sta vivendo l’Unione Europea, dalla Grecia alla Gran Bretagna, i Capi di Stato e di Governo dei 28 Paesi non sono stati in grado di giungere ad un accordo definitivo sulla ripartizione, secondo quote obbligatorie, di 40.000 migranti richiedenti asilo provenienti da Siria e Eritrea.

30 anni di Schengen e la sfida dell’immigrazione

Concluso il 15 giugno 1985 solo fra pochi ma significativi Paesi, (Francia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo) l’Accordo di Schengen rappresenta un tassello importante dell’integrazione europea, introducendo per la prima volta il principio di frontiere comuni esterne e di abolizione delle frontiere interne. Oggi, a distanza di 30 anni, lo spazio di libera circolazione interna si è allargato a ben 26 Paesi, di cui 22 Membri dell’Unione Europea.

Un Mediterraneo di frontiera

Continua come una lenta ed inesauribile litania, troppo spesso funebre, la traversata dei migranti verso le sponde europee del Mediterraneo, in Italia in particolare. Gli ultimi dati dell’Alto Commissariato ONU per i rifugiati (UNHCR) rilasciati a Ginevra il 5 giugno scorso, parlano di quasi 90.000 persone giunte dall’inizio dell’anno a fine maggio: di queste circa 46.500 sbarcate in Italia e 42.000 in Grecia, più del doppio di quelle registrate per lo stesso periodo nel 2014. Il comunicato precisa inoltre che, in questi primi cinque mesi del 2015, 1.850 rifugiati o migranti sono morti o dispersi in mare.

All’ombra del Partenariato orientale

Si è tenuto a Riga, il 21 e il 22 maggio scorso il quarto Vertice fra l’Unione Europea e i sei Paesi del Partenariato orientale, Ucraina, Bielorussia, Georgia, Moldavia, Armenia e Azerbaijan. Un Vertice che si tiene ogni due 2 anni e che ha come obiettivo di valutare l’evoluzione dei rapporti politici ed economici in una prospettiva di cooperazione, di avvicinamento e soprattutto di stabilità e sicurezza agli immediati confini orientali dell’Unione.

L’Europa si muove sul fronte dei migranti

Ci sono volute tante tragedie in mare, migliaia di vittime inghiottite dal Mediterraneo e migliaia di persone sbarcate sulle nostre coste in cerca di protezione e di futuro perché l’Unione Europea si muovesse con un po’ di coraggio e, speriamo, di solidarietà, per far fronte al fenomeno dei forti flussi migratori provenienti dal Sud.

Cambiamenti climatici: in attesa dell’enciclica di Papa Francesco

Sta creando molta attesa la futura enciclica di Papa Francesco, dedicata ai temi dell’ambiente e dei cambiamenti climatici. La stampa straniera in particolare, a partire dal New York Times, dedica ampio spazio alla presentazione di questa futura enciclica papale che affronta, per la prima volta, temi ambientali.

Mediterraneo, mare d’Europa

Si è consumata nel Mediterraneo l’ennesima strage di migranti, forse la più importante per numero di vittime mai registrato finora. Una strage annunciata, che proprio per le sue dimensioni e i suoi risvolti apocalittici, scuote di nuovo l’Europa e la riporta di fronte a responsabilità politiche ed umanitarie mai coerentemente e coraggiosamente affrontate finora. Una strage annunciata non solo perché la situazione sulla sponda Sud del Mediterraneo non è né cambiata, né migliorata, anzi, ma anche per gli strumenti inadeguati messi in campo dall’Europa e dall’Italia dopo l’ultima grande strage dell’ottobre 2013 (circa 400 vittime).

Ogni giorno, una pagina di sangue

È sempre più difficile affrontare ogni giorno le notizie che ci giungono via media dall’Africa e dal Medio Oriente. Ogni giorno un’insostenibile raffica di guerre, violenze, terrore che scuotono inutilmente la nostra incredulità, che superano limiti che pensavamo irraggiungibili, che ci interrogano sulle ragioni e su come affrontare una sfida così incomprensibile.

Yemen, nuovo fronte di guerra in Medio Oriente

Si è aperto in Medio Oriente un nuovo fronte di guerra e più precisamente nello Yemen, un Paese situato sulla punta sud della Penisola arabica e considerato uno dei Paesi più poveri al mondo. Alle spalle ha una lunga storia di guerre interne e di divisioni etniche e religiose, superate solo apparentemente con la riunificazione dei due Stati yemeniti del Nord e del Sud nel 1990.

Siria e Tunisia, tra la guerra e la difesa della pace

Era il 15 Marzo 2011 quando per la prima volta, sulla scia dei movimenti delle Primavere arabe in Tunisia e in Egitto, i primi manifestanti siriani scesero nelle strade di Damasco e Aleppo per protestare contro il regime dittatoriale di Bachar al Assad. Da allora sono trascorsi esattamente quattro anni

Troppe inquietudini a sud del Mediterraneo

Tante le notizie inquietanti che da mesi ci giungono dalla sponda del Mediterraneo, da quel Medio Oriente in piena trasformazione, dove si stanno ridisegnando nuove frontiere nell’obiettivo di costituire un nuovo Califfato, dove il terrorismo e il vento della guerra jihadista soffia ormai non solo dall’Iraq e dalla Siria, ma attraversa anche gli Stati circostanti, si dirige verso Ovest, ha raggiunto la Libia e ora anche la Tunisia. A guardare una cartina geografica si ha la chiara percezione di un progressivo avvicinamento alle coste dell’Europa.

L’eloquente silenzio dei russi

Si è spenta con quattro colpi di pistola, nella notte dal 27 al 28 Febbraio, proprio di fronte al Cremlino, anche la voce di Boris Nemtsov. La lista degli oppositori alla politica di Putin uccisi si allunga, gettando ombre di grave inquietudine non solo sul rispetto dei più elementari diritti alla libertà di pensiero, ma anche sul clima di tensione, di intolleranza e di sofferta opposizione che si è venuto a creare nel Paese.

Dalla Libia venti di guerra sull’Europa

Avanza inesorabilmente nell’area mediterranea il terrore scatenato dallo Stato islamico e dal suo progetto di costituzione di un Califfato sunnita, fino a protrarsi oggi non solo in Libia, ma anche lanciando concrete minacce all'Europa e, in particolare, all'Italia. La situazione, in tutta la sua nuova pericolosità e complessità ha riportato in primo piano il dibattito europeo e internazionale sull'eventualità di un nuovo intervento militare in Libia, a quattro anni esatti da quella guerra, essenzialmente voluta e combattuta da Francia e Regno Unito con un tardivo mandato ONU, che ha dato il via alla situazione di caos, di guerra civile e di ingovernabilità politica che conosce oggi il Paese.

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