Prospettive finanziarie 2014 – 2020: gli esordi del confronto

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A un anno dall’insediamento della commissione parlamentare sulle sfide politiche (SURE), incaricata di redigere un documento contenente le indicazioni e le priorità   del Parlamento Europeo per il quadro finanziario 2014-2020 cominciano a delinearsi le posizioni che caratterizzeranno il dibattito sulle future prospettive finanziarie dell’UE.
Da una parte vi sono gli Stati membri, la cui posizione troverà   formalizzazione in sede di Consiglio dei ministri, che chiedono un congelamento del bilancio pluriennale ai livelli del 2013; dall’altra il Parlamento Europeo che nella plenaria del giugno 2011 ha approvato (con 468 voti a favore, 134 contrari e 54 astenuti) la Relazione della commissione SURE esprimendo, di fatto, parere contrario a qualsiasi taglio o congelamento: «Se tutti gli obiettivi e le politiche concordate per l’UE devono essere portate a compimento sarà   necessario un aumento minimo del 5% rispetto al bilancio del 2013» si legge nel documento conclusivo licenziato dall’Aula di Strasburgo.
Secondo l’eurodeputato spagnolo Salvador Garriga Polledo (PPE), relatore in Aula sulla Prospettive finanziarie 2014-2020, è ora di porre fine alla «cattiva abitudine di prendere impegni senza le risorse finanziarie sufficienti per sostenerli».
La socialista tedesca Jutta Hang, presidente della commissione speciale sulle sfide politiche ha invece sostenuto che «il quadro finanziario pluriennale deve riflettere la strategia UE 2020 e le altre politiche concordate» sottolineando che la richiesta di aumenti di risorse non risponde a invenzioni ma al desiderio di avere un bilancio «realistico e realizzabile».
Gli eurodeputati invitano quindi gli Stati membri a indicare con chiarezza quali priorità   politiche verrebbero sacrificate dai tagli richiesti, manifestando tutta la loro preoccupazione per le possibili riduzioni di risorse ai danni di ricerca, investimenti in infrastrutture, politica estera e allargamento.
La Risoluzione del Parlamento Europeo chiede inoltre «un vero sistema di risorse proprie» che superi l’attuale metodo di finanziamento nel quale viene posta «un’enfasi eccessiva sui saldi netti tra gli Stati membri, contraddicendo così il principio della solidarietà   dell’Unione, riducendo l’interesse comune europeo e ignorando per lo più il valore aggiunto europeo».
La riforma del bilancio UE, sostiene ancora la Risoluzione, non deve riguardare l’onere fiscale complessivo per i cittadini ma deve piuttosto tendere a porre fine ai meccanismi di compensazione e di correzione eccezionale e deve introdurre un principio di flessibilità   nel bilancio annuale, tale per cui sia possibile fronteggiare eventi imprevisti e inattesi.
La prossima tappa del lungo cammino che dovrebbe portare all’adozione del nuovo quadro finanziario pluriennale è rappresentata dalla presentazione di due proposte da parte della Commissione Europea (una sulle Prospettive finanziarie e l’altra sulle risorse proprie), attesa per il 29 giugno.

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