Nuove tensioni tra Kosovo e Serbia: la preoccupazione dell’UE

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Ancora una volta all’origine della tensione un problema di non riconoscimento del Kosovo da parte serba. Oggetto del contendere, questa volta, i bolli doganali del Kosovo, validi secondo la missione Umnik in quanto in linea con la Risoluzione 1244, ma non riconosciuti da Belgrado. A questo non riconoscimento il Kosovo ha risposto prima con un embargo per i beni provenienti dalla Serbia (il cui un valore nel 2010 è stato di 391 milioni di dollari secondo dati della Camera di Commercio di Belgrado) e poi con un’operazione nel corso della quale, su ordine del primo ministro Hashim Thaci, le forze speciali di polizia hanno cercato di prendere il controllo di alcuni valichi di frontiera.
Sì è arrivati così, dopo che i disordini e gli scontri avevano causato la morte di un poliziotto kosovaro, all’intervento della Kfor, la forza internazionale di pace sotto il comando della NATO, e alla dura condanna espressa da una portavoce dell’Alto Rappresentante per la Politica Estera Catherine Ashton: «pensiamo – si legge nella dichiarazione – che l’operazione delle autorità   kosovare non sia stata d’aiuto. Non è stata fatta dopo una consultazione con l’Unione Europea o con la comunità   internazionale e noi non la approviamo».
L’UE, dunque, invita i leader dei due Paesi al dialogo che puಠconsentire di trovare «una soluzione appropriata per il libero scambio commerciale in entrambe le direzioni».
Il primo ministro kosovaro ha risposto agli inviti UE affermando che l’operazione condotta non rappresenta «un attacco ai serbi locali» ma «un’azione per portare ordine e legge sull’intero territorio del Kosovo».
Il presidente serbo Boris Tadiàƒâ€žà¢â‚¬¡, chiedendo una seduta straordinaria del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ha subito precisato che la Serbia non ha intenzione di fare un’altra guerra e che «la cosa più difficile è battersi per la pace».
Per l’UE la preoccupazione resta alta, anche perchà© i disordini continuano e c’è il rischio che i funerali della vittima dell’operazione di polizia rappresentino l’occasione per nuovi disordini.

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