Bolkestein, chi era costui?

843

Mercoledì 15 novembre 2006, il Parlamento europeo ha approvato, in seconda lettura, la proposta di direttiva relativa alla liberalizzazione dei servizi nel mercato interno. Adottando senza sorpresa la posizione comune del Consiglio, ampiamente ispirata dai suggerimenti avanzati dal Parlamento europeo che, in prima lettura, aveva profondamente rivisto il testo della direttiva, accantona definitivamente l’iniziale proposta Bolkestein e mette termine ad una procedura legislativa durata quasi tre anni.
Il progetto iniziale è stato modificato profondamente, ma l’obiettivo non è cambiato: realizzare una delle quattro libertà   di circolazione previste sin dai Trattati originari. La versione finale della direttiva costituisce, nelle parole dell’eurodeputato relatore sul dossier, Evelyne Gebhardt, “una simbiosi tra gli interessi dei lavoratori, dei consumatori e degli operatori economici”.
Il rispetto di quest’equilibrio si realizza innanzitutto attraverso la soppressione del contestatissimo «principio del paese d’origine”, previsto nella proposta iniziale della Commissione e che avrebbe subordinato un prestatore di servizi transfrontalieri alle sole norme del paese di provenienza. Tale principio è stato sostituito con quello della libera prestazione di servizi, secondo cui agli Stati membri è imposto l’obbligo di rispettare «il diritto dei prestatori di fornire un servizio in uno Stato membro diverso da quello in cui sono stabiliti». Lo Stato membro in cui il servizio viene prestato, quindi, deve assicurare il libero accesso e il libero esercizio di un’attività   di servizi sul proprio territorio. Eventuali restrizioni possono essere giustificate soltanto da ragioni di ordine pubblico, di pubblica sicurezza, di sanità   pubblica o di tutela dell’ambiente e conformi ai principi di non discriminazione, di necessità   e di proporzionalità   iscritti nel trattato. La direttiva introduce un meccanismo di valutazione (“screening”) di queste restrizioni nazionali che costringerà   gli Stati membri ad elaborare relazioni annuali sulla base di orientamenti fissati dalla Commissione.
La direttiva si applicherà   a una vasta gamma di servizi: quelli forniti alle imprese come i servizi di consulenza manageriale e gestionale, la pubblicità  , l’assunzione; quelli erogati al tempo stesso a imprese e consumatori, come il consiglio giuridico e fiscale, i servizi di agenzie immobiliari, le fiere commerciali, l’affitto di automobili e le agenzie di viaggio; infine, quelli per i consumatori come il turismo, gli svaghi, i centri sportivi.
La direttiva si rivolge quindi soltanto ai servizi che sono prestati dietro corrispettivo economico e viene chiarito che i servizi non economici d’interesse generale sono pertanto esclusi dal suo ambito di applicazione. La direttiva, inoltre, non si applicherà   ai servizi finanziari (quali l’attività   bancaria, il credito, l’assicurazione, i titoli, gli investimenti, i fondi), ai servizi nel settore dei trasporti e a quelli forniti dalle agenzie di lavoro interinale. Sono anche esclusi i servizi sanitari, audiovisivi e radiofonici, così come il gioco d’azzardo, le lotterie e le scommesse. Esclusa infine una buona parte dei servizi sociali, quali quelli riguardanti gli alloggi popolari, l’assistenza all’infanzia e il sostegno alle famiglie ed alle persone in stato di bisogno, forniti dallo Stato o da associazioni caritative.
Altro elemento centrale del testo: la cooperazione amministrativa, volta a semplificare le procedure burocratiche. Verranno istituiti degli sportelli unici che permetteranno ai fornitori di espletare in un punto unico le formalità   amministrative; al tempo stesso verrà   migliorato il diritto all’informazione e saranno implementate le procedure per via elettronica. Gli Stati membri avranno tre anni per rendere effettiva la direttiva sul loro territorio: inoltre, cinque anni dopo l’entrata in vigore della stessa, la Commissione presenterà   una relazione completa sulla sua messa in atto.
Il testo adottato ha soddisfatto quasi tutti: il Partito Socialista Europeo parla di «successo» sia per i lavoratori che per il Parlamento stesso, che ha giocato un ruolo centrale nel dirimere la controversia, benchà© alcuni deputati lamentino il permanere di alcune incertezze nel testo (ad esempio per quanto riguarda la questione di quale diritto nazionale prevarrà  ), lasciando così aperta la porta alle interpretazioni della Corte di Giustizia. Il conservatore britannico Malcolm Harbour, in nome del Partito Popolare Europeo, ha dichiarato: “La direttiva servizi migliorerà   il tenore di vita di tutti i cittadini europei, favorirà   la crescita ed il dinamismo economico”. Fortemente critico, invece, il gruppo dei Verdi, secondo cui la decisione del Parlamento di rinunciare ad alcuni miglioramenti che aveva ottenuto con difficoltà   in prima lettura, condurrà   a più incertezze giuridiche che riguardano le norme applicabili alla prestazione di servizi. La situazione dei servizi sociali sarà   particolarmente ambigua poichà© il Parlamento non è riuscito ad escluderli completamente dal campo della direttiva.
Si rallegra del risultato il Commissario europeo al mercato interno, Charlie McCreevy, secondo cui la nuova direttiva faciliterà   la vita delle imprese e dei consumatori riducendo costi e burocrazia. “Segniamo oggi una base nella storia del contratto interno dei servizi”, ha dichiarato Mauri Pekkarinen, ministro finlandese del commercio e dell’industria, secondo cui la futura direttiva costituisce “una tappa eccezionale”, necessaria anche perchà© “le sole disposizioni del trattato non bastano a regolamentare i servizi”. La Confederazione Europea dei Sindacati, strenua oppositrice del testo iniziale, ritiene si tratti adesso di un buon risultato per cittadini e lavoratori europei, nonostante il permanere di un linguaggio ambiguo su questioni quali l’esclusione del diritto del lavoro e il rispetto dei diritti fondamentali.
«Sarà   adesso compito degli Stati trasporla correttamente negli ordinamenti nazionali», conclude l’UNICE, l’Unione delle confederazioni europee dell’industria e dei datori di lavoro.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here