«Lo spazio europeo della ricerca: nuove prospettive»

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La ricerca riveste sicuramente un ruolo di primo piano tra gli sforzi fatti dall’Unione europea per favorire la crescita economica e l’occupazione, raccogliere le grandi sfide come il cambiamento climatico e la dipendenza energetica e migliorare la qualità   della vita dei suoi cittadini. Ma, mentre l’Ue ha appena lanciato il suo più vasto programma di ricerca, permangono alcuni problemi già   individuati in precedenza, come la sovrapposizione delle priorità  , la dispersione degli sforzi ed il finanziamento del settore. Nei prossimi mesi la Commissione europea inizierà   il riesame del primo ciclo triennale della rinnovata strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione, ed un secondo ciclo sarà   lanciato nel 2008; il momento è dunque propizio per una valutazione dei progressi realizzati ed un dibattito sugli orientamenti futuri di uno degli elementi chiave della strategia – lo spazio europeo della ricerca (EER).
In un mondo in continuo cambiamento, caratterizzato da una globalizzazione accelerata della ricerca e delle tecnologie e dalla nascita di nuove potenze scientifiche e tecnologiche – Cina e India in primis – lo spazio europeo della ricerca è più che mai un pilastro basilare per la costruzione di una società   della conoscenza nell’Ue. Il concetto di EER combina infatti molti aspetti: un mercato europeo della ricerca, nel quale i ricercatori, le tecnologie e le conoscenze circolano liberamente; un vero coordinamento a livello europeo di attività  , programmi e politiche di ricerca nazionali e regionali; infine, iniziative messe in atto e finanziate a livello europeo.
Alla luce di tutto cià², la Commissione europea ha adottato il 4 aprile scorso un libro verde, «Lo spazio europeo della ricerca: nuove prospettive», che illustra gli aspetti legati alla creazione di un “mercato unico europeo” per la ricerca ed i ricercatori.
Il libro verde copre sei aspetti principali:
– la realizzazione di un mercato del lavoro unico per i ricercatori, con un livello elevato di mobilità   tra istituzioni, discipline, settori e Paesi: l’obiettivo è quello di garantire una vera “circolazione dei cervelli” sia all’interno dell’Europa sia con i Paesi partner e costituire un polo di attrazione per i giovani talenti del settore;
– la creazione di infrastrutture di ricerca di portata mondiale, integrate, messe in rete ed accessibili ai gruppi di ricercatori di tutta Europa e del resto del mondo, dotate di una struttura giuridica adeguata, che ne definisca principi comuni e trasparenti per la gestione e l’accessibilità  ;
– lo sviluppo di istituzioni di ricerca di eccellenza, impegnate in partenariati pubblico-privato efficaci, che possano dare vita a “Comunità   di ricerca virtuali”. Per farlo, occorre realizzare una certa concentrazione e specializzazione, per costituire centri d’eccellenza europei competitivi su scala planetaria, come pure una ricca rete di università   e di enti pubblici di ricerca, che includa tutta l’Unione europea e che possa soddisfare le necessità   di ricerca e di formazione a livello nazionale, regionale e settoriale;
– un’autentica condivisione delle conoscenze, non solo tra ricerca pubblica e imprese, ma anche con il pubblico;
– l’individuazione di programmi e priorità  , che includano significativi investimenti nella ricerca pubblica, programmati congiuntamente a livello europeo, con obiettivi comuni, una messa in atto coordinata ed una valutazione congiunta;
– un’apertura dello spazio europeo della ricerca sul mondo, che accordi un posto particolare ai Paesi limitrofi (Paesi industrializzati, emergenti e in via di sviluppo) e che si avvalga del supporto delle organizzazioni internazionali (UNESCO, OCSE, G8, Unione africana, ANSEA, Mercosur…).
«Se l’Europa vuole trarre vantaggio dal suo potenziale», si legge nella Dichiarazione rilasciata dalla Commissione in occasione della conferenza-stampa per il lancio della consultazione, «sono necessari cambiamenti nel modo in cui la ricerca è organizzata e condotta. I ricercatori devono potere fare il loro lavoro dove è utile e non essere scoraggiati da problemi di imposte, di pensione o di sicurezza sociale. Gli aspetti affrontati nel libro verde superano la politica della ricerca nel senso stretto del termine ed includono la libera circolazione delle persone, la cooperazione internazionale, i diritti di proprietà   intellettuale ed i brevetti, la politica in materia di innovazione, le pari opportunità  , gli appalti pubblici».
Con questo libro verde, la Commissione lancia un’ampia consultazione, a livello europeo, nazionale e regionale, cui sono invitati a partecipare i ricercatori e gli istituti di ricerca, gli istituti di insegnamento superiore, le imprese, gli organismi della società   civile ed i cittadini. I risultati dell’indagine, che si concluderà   il 31 agosto prossimo, serviranno ad elaborare azioni concrete per lo sviluppo dello spazio europeo della ricerca, la cui messa in opera comincerà   nel 2008.
L’obiettivo – nelle parole di Janez Potoàƒâ€žà‚nik, Commissario europeo per Scienza e Ricerca – è quello di realizzare una quinta libertà   di circolazione (dopo merci, persone, servizi e capitali): la libera circolazione della conoscenza.

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