Sea Watch: quando legalità e giustizia si scontrano

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“Andare CONTROMANO è rischioso, ma si vede la gente in faccia”

Non è una novità, non è la prima volta che capita e ogni volta che è successo l’etica che sonnecchiava si è risvegliata. Potrebbe capitare anche stavolta, come risultato dello scontro in atto tra la legalità, interpretata alla Salvini e puntellata dalla Corte di Strasburgo, e la giustizia, invocata da Carola Rackete, la comandante della Sea Watch, da 13 giorni alla ricerca di un porto sicuro con 42 naufraghi esausti a bordo.
A ben guardare, con l’impegno a capire meglio in un futuro ravvicinato, l’intreccio è più complesso che non un astratto conflitto tra legalità e giustizia: è in gioco, eccome, la politica e l’etica, la prima ad un tempo debordante e assente, la seconda lasciata troppo sullo sfondo a guardare.
Debordante la politica, come l’inarrestabile demagogia di Salvini non arginata dal resto del governo e troppo debolmente contrastata dai fantasmi dell’opposizione in Italia.
E assente la politica con i massimi responsabili dell’Unione Europea, pigramente al riparo dentro gli angusti e superati limiti dei Trattati e adesso anche protetti dal pronunciamento del Consiglio d’Europa, creato per la salvaguardia dei diritti, lo stesso che l’altro giorno ha ritirato le sanzioni alla Russia, chiudendo entrambi gli occhi sull’annessione della Crimea.
Ci sarà pure un giorno un giudice, se non a Berlino magari a Lussemburgo, alla Corte europea di giustizia che, rileggendo i primi articoli del Trattato di Lisbona si chiederà se non ci sia qualcosa che non funziona in questa Unione Europea così perentoria nel voler salvaguardare lo Stato di diritto (come sta giustamente facendo con Polonia e Ungheria) e così generosa nell’invocare la solidarietà e la giustizia come suoi valori fondativi inscindibili.
E chissà che un giorno anche la politica europea, per non vedere affogare l’Unione, aprirà gli occhi e il cervello – di cuore non se parla – per impedire che nel “suo” mare Mediterraneo non affoghino altre persone in nome della legalità in salsa Salvini.

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